Un concept album basato sulla storia di un antenato e del suo itinere tra Vecchio e Nuovo Continente è una di quelle cose che, diciamocelo subito, non procura eccitazione e brividi inogniddove. Però a volte quello che inizialmente può apparire come nulla di particolarmente trascendentale si rivela bello, piacevole ed addirittura sorprendente…
Ed è esattamente il caso di “Martel”, seconda prova solista di Jay Malinowski, già front man e chitarrista dei (modesti) canadesi Bedouin Soundclash, che a distanza di 4 anni dall’esordio in proprio “Bright lights and bruises” ed accompagnato dal trio d’archi The End Tree, per l’occasione divenuti The Dead Coast, ci offre questo autentico gioiellino di pop elegante, analogico e di indole folk.
18 tracce suddivise in parti eguali tra il versante “Pacific” e quello “Atlantic” – tra l’altro navigabili/ascoltabili nel graziosissimo sito www.whoismartel.com -, che esaltano come meglio non si potrebbe il talento cristallino di Malinowski, in grado di fare sussultare l’ascoltatore sia quando aumenta i ritmi delle sue sonate e lo si immagina saltellante e sudato alla prese con il piano, sia quando invece si ingobbisce su di esso riversando sulla tastiera la propria emotività e malinconia.
Album piuttosto lungo ma assolutamente facile da ascoltare e godibile al 100%, soprattutto la sponda atlantica, intima, melodica ed assolutamente perfetta in ogni suo episodio. Su tutto e tutti “The Reckoning”, pezzo da sottoporre alla Unesco per lo status di ottava o quanto meno nona meraviglia del mondo.
Bello bello bello!!
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