E’ dal 2005 che dietro al nome di Thot Gregoire Fray imperversa nella scena industrial-rock con evidente carisma e personalità, nonché con innato senso musical-commerciale (basti pensare ai remix ed alle collaborazioni di alto livello che gli anno valso negli anni la stima di “mostri sacri” del calibro di Justice, Nine Inch Nails e Depeche Mode).
Non è per puro caso che negli ultimi tempi Thot abbia deciso di puntare tutto sul dualismo musica-performance visuale, rendendo così più interessanti e coinvolgenti i suoi live-set, con conseguente arricchimento del “range” di estimatori.
Ma se da un punto di vista, diciamo mediatico (se non di vero e proprio marketing si debba parlare) il progetto Thot sembrerebbe iniziare a dare i suoi buoni frutti, cosa possiamo dirne musicalmente?
“The City that Disappears” si barcamena tra industrial rock, lacchezzi elettronici di pura facciata e qualche (rara) trovata ad effetto ma le emozioni, quelle vere, latitano.
Spiace rimarcare che l’ambito sonoro sia quello del “già fatto, già sentito”, anche se bisogna dare atto a Thot di avere assemblato e confezionato in modo più che degno il suo prodotto musicale.
Ebbene sì, nell’eterna lotta tra marketing e musica, stavolta il marketing ha saputo sferrare il suo astuto colpo, ben assestato. Ma la battaglia è ancora aperta e ben lungi dall’essere vinta (e io patteggio spudoratamente per la musica).