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My Chemical Romance – May Death Never Stop You

2014 - Warner
rock/alternative

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Tracklist

1. Fake Your Death
2. Honey, This Mirror Isn’t Big Enough For The Two Of Us
3. Vampires Will Never Hurt You
4. Helena
5. You Know What They Do To Guys Like Us In Prison
6. I’m Not Okay (I Promise)
7. The Ghost Of You
8. Welcome To The Black Parade
9. Cancer
10. Mama
11. Teenagers
12. Famous Last Words
13. Na Na Na
14. Sing
15. Planetary (Go!)
16. The Kids From Yesterday
17. Skylines And Turnstiles (Demo)
18. Knives/Sorrow (Demo)
19. Cubicles (Demo)

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Cominciamo con il dire che chiudere una carriera con un greatest hits è emozionante e allo stesso tempo deprimente. I My Chemical Romance sono stati uno dei gruppi di riferimento del crossover tra metal e punk-rock melodico e il fatto di essere rimasti fino all’ultimo fedeli a questa linea li premia perché non hanno quasi mai sentito il bisogno di attaccarsi alle vicende umorali delle grandi masse di ascoltatori.

Alla band di Gerald Way si possono rimproverare molte cose ma non di certo quella di aver cavalcato l’onda “vogue” dell’ultimo decennio: quando il rock era tutto incentrato sulla ritmica della chitarra loro facevano merda sintetica e quando tutto il resto del mondo rendeva più complesse le trame delle loro incisioni attraverso l’utilizzo dei synth loro alzavano il gain dell’amplificatore senza alcuna vergogna. Non sono mai stati una band prolifica, con i loro 4 album da studio (di cui 2 di discutibile gusto), e salutare il proprio pubblico con appena un nuovo brano ,“Fake your death”, fa capire quanta era la voglia di stare sul palco o di incidere un album.
A loro sfavore ci sono anche i titoli di alcuni brani, come “Na Na Na (Na Na Na Na Na Na Na Na Na)” e “Sing” (questa, per fortuna, non inclusa nel disco, ma presente nel DVD insieme ad altri 11 video) e la totale mancanza di equilibrio tra le loro produzioni da studio. Si perché, se per Three cheers for sweet revenge e per l’esordio di I brought you my bullets, you brought me your love si può parlare di lavori al di sopra della sufficienza, altrettanto non si può dire per i successivi The black parade e Danger days: The true life of the fabolous Killjoy, due dischi molto al di sotto della mediocrità – due album che non lasciano nulla e che sfociano in un noioso “perditempismo” da dopo lavoro. Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare; tirare avanti per anni senza avere alcuna voglia di farlo è di per sé un grosso sacrificio, non è assolutamente giusto gravare la band del peso della propria pochezza, del proprio “nullafacentismo”, anche perché vale il discorso che si può applicare ad ogni ambito dell’attività umana: “se sono arrivati dove sono arrivati è perché se lo sono meritato”. Che poi questo “merito” sia stato scambiato con un divano a quattro posti questo è un altro discorso, perché uno può scegliere, in democrazia, di dare tanto e non più, di prendere il giusto in cambio e di accomodarsi all’uscita. Questa, magari, è la filosofia del gruppo. Visto in quest’ottica, un disco come May death never stop you può essere un giusto compromesso tra la band ed i loro fans sfegatati che prenderanno questo ultimo “regalo” e torneranno ad ascoltare le cose buone fatte all’inizio, magari pestando il repeat su “I’m not okay (I promise)” o “Helena”.

C’è poco altro da dire, si potrebbero mettere sul piatto un discreto numero di dubbi sulle singole produzioni del gruppo ma non si può porgere l’estremo saluto a qualcuno in questo modo, non è educato. Semmai si possono trascrivere i pensieri più intimi che uno conserva mentre butta giù quattro righe di recensione: ma non è che questi qua, tra 4-5 anni torneranno a sfracellarci i coglioni con un nuovo album di inediti?

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=MGZO_teDsIc[/youtube]

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