I Klaxons sono il gruppo più rappresentativo della scena new rave inglese, e dopo quattro anni di silenzio ritornano con un album che sembra discostarsi dai precedenti due lavori della band.
I quattro londinesi provano ad aggiungere altri ingredienti alla ricetta già ricca e variegata del new rave: un pizzico di disco anni ’70, un’attitudine ostentatamente pop, rinunciando quasi completamente alla matrice punk. Per farla breve, meno chitarre e più sintetizzatori.
I testi trattano essenzialmente di amore, futuro, cosmo e relativi alieni ma se c’è una cosa che i Klaxons hanno saputo mantenere in quest’ultimo album sono i loro distintivi falsetti che da sempre li accompagnano nella loro crescita musicale. Le atmosfere dell’album sono spaziali, sognanti, ma mai realmente astratte o indefinite. L’intento della band è quello di portare l’ascoltatore attraverso un trip che parte dalla copertina e arriva in uno spazio colorato ed euforico. Tuttavia questo proposito ricade purtroppo in un sound ripetitivo e privo di momenti di particolare spicco.
Nel complesso Love Frequency si avvicina molto più a un synth-pop piatto e noiosetto che al new rave, lasciando l’amaro in bocca a chi ha conosciuto la band nei suoi periodi più fecondi. E’ forse questa la fine di un genere che ha visto i Klaxons come inventori e portabandiera?
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