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Ben Frost – A U R O R A

2014 - Mute
elettronica/sperimentale

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Tracklist

1.Flex
2.Nolan
3.The Teeth Behind Kisses
4.Secant
5.Diphenyl Oxalate
6.Venter
7.No Sorrowing
8.Sola Fide
9.A Single Point Of Blinding Light

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Decimo lavoro per il compositore trentenne australiano, tornato al suo primo amore dopo essere stato coinvolto in diversi progetti tra cui la regia di un adattamento teatrale di The Wasp Factory (mio consiglio spassionato è di leggervelo, qualora non l’aveste già fatto).

Per quanto riguarda A U R O R A, il nostro ha decretato l’abbandono di chitarre e archi, sostituendoli con sintetizzatori e percussioni per realizzare quello che è il suo album più claustrofobico e, allo stesso tempo, terribilmente affascinante.
Con l’importante ausilio di “mangiatori di pelli” come Greg Fox e Thorr Harris, pezzi come Secant sembrano partoriti dalle tremolanti dita di un Vangelis sperdutosi nell’Africa più nera, dove i macchinari Voight-Kampff vengono scossi da incessanti ritmi tribali che sembrano anticipare la venuta dell’Anticristo.
Perfino brevi morsi di rumore e soffocanti sintetizzatori come Diphenyl Oxalate lasciano il segno, divorando una scia di lamenti metallici e vomitando taglienti lamiere che s’intrecciano l’un l’altra in un coito partorito dalla mente di un Ballard post postmoderno.
Venter avanza con un malinconico crescendo che annuncia nuvole bigie all’orizzonte, cariche di una pioggia acida e velenosa, giunta per consumare ogni sentimento umano. Sola Fide suona come se una cosmonave nascosta sotto il ghiaccio per secoli, cominciasse a uscirne con estrema fatica per poi volteggiare nel cielo con un’orgia di luci e colori. Se tendete l’orecchio, riuscirete perfino a sentire la coltre di neve primordiale che scorre giù per il suo metallico corpo.
La produzione di A U R O R A è forse il segno più evidente della tremenda capacità di Frost di infondere vita nella materia sintetica (in questo ben si spiega il riferimento al biologo Craig Venter): compressa all’inverosimile, viaggia sui registri più alti andando a stimolarti i timpani, rendendo ogni distrazione quasi impossibile.

Un lavoro che sembra fondersi con le sinapsi sempre più a ogni ascolto, l’apparente freddezza esterna che ricopre ogni pezzo nasconde invero una fiera dagli occhi di bragia che attende l’ascoltatore a fauci aperte e non avrà pietà per nessuno. Uno dei migliori album dell’anno.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=9LJ2X1ZRVmA[/youtube]

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