Emiliano Mazzoni è l’artista che non ti aspetti. Ha un nome che potrebbe essere quello del tuo vicino di casa, un disco dal titolo poco accattivante e un art work tanto demodé da far sembrare che si tratti di un rapper sfigato del 2005. Eppure Emiliano è un genio, è un talento nitido e maturo. È quel musicista che vorresti sentire in radio al posto di Miley Cyrus, quel cantautore che vorresti suonasse nella tua città e per cui pagheresti volentieri un biglietto d’ingresso. Mazzoni è elegante, privo di sbavature, tagliente come un rasoio alla sua prima barba; un uomo che appare talmente fuori dal tempo da far pensare che sul cucuzzolo della montagna in cui vive (per la precisione Piandelagotti) Mtv non prenda.
Il suo “Cosa ti sciupa” è un disco filo-retrò, che dona quella nostalgia che viene quando ascolti radio italia anni 60 in un giorno di pioggia: voci calde e pulite, dolci inquietudini, melodie raffinate. Siamo di fronte a testi di un’originalità insuperabile, a un’abilità di scrittura e interpretazione da far tremare Bianconi e a sfondi musicali che uniscono sapientemente pianoforti e chitarre elettriche, pop d’autore e rock. La sua è una malinconia dolcificata con l’aspartame, una tristezza contenuta e contenibile, uno sconforto dignitoso ma coinvolgente. Il suo charme poi è inconfondibile, anche mentre propone una “merendina di merda” per una donna che indossa i suoi pantaloni o quando promette alla sua “diva” di comprarle un teatro per poi farsi la cassiera e legarla sotto un ponte.
Insomma, Emiliano Mazzoni è un artista che sa stupire ma senza farlo apposta e ha realizzato un disco gradevolissimo, che fila liscio come l’olio e che quando finisce si ha voglia di risentirlo da capo. Emiliano è un talento di una genuinità imbarazzante ed è altrettanto imbarazzante pensare a quanto poco si sentirà parlare di questo album in rapporto a quanto oggettivamente meriti.
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