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STEFANO BOLLANI – Teatro Manzoni, Pistoia, 27 gennaio 2015

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“Nessuno sa cosa farà Stefano Bollani nel suo concerto .(…) Piano Solo è un grande gioco”. Così recitava la presentazione dell’improvviso concerto di uno dei pianisti italiani del momento (da anni, ormai) e così è stato. Bollani è un mostro di bravura che si permette di tutto sul palco, dall’assolo sublime allo scherzo imperfetto riesce a guadagnare quasi lo stesso volume di applausi. Bollani è uno dei pochi musicisti che viene dal conservatorio e desta accoglienza da pop star senza per questo offendere i propri studi come colleghi di mainstream per pianoforte. Una fama, con la relativa accondiscendenza del suo pubblico trasversale, guadagnata a suon di canzoni e rivisitazioni memorabili e assestata definitivamente con il suo discusso “Sostiene Bollani” andato in onda su Rai 3. E con questa dovuta premessa con cui gran parte del pubblico ha riempito “il più bel teatro che ho visto stasera” (come lo definirà Bollani stesso), l’elegante Teatro Manzoni di Pistoia.

Bollani entra in scena con lo sguardo malizioso e bastano i primi trenta secondi a capire che no, non sarà serata di assoli memorabili e lunghe peregrinazioni nel suo repertorio più ambizioso. Basta il primo scherzo a illustrare il talento comico su cui è impostata la serata: il primo brano è “”Dieci anni di conservatorio”, ossia il modificare senza tregua la sua seduta sullo sgabello tra le prime entusiaste risate del pubblico senza neppure toccare un tasto. Bollani è simpatico, il pubblico glielo riconosce e lui, concedendo diverse composizioni di musica seria (che occorra porre il distinguo dice molto sulla serata) spaziando dal bossanova a una pioggia di citazioni delle più varie, ne ripropone di continuo e si ha l’impressione che possa suonare anche con i piedi qualcosa di raro e brillante. A volte esagera, con bieche canzoncine troppo brutte per essere vere e il pubblico sospende persino il clima da acclamazione diffuso in sala. Si salva poi con l’ingresso di Nico Gori, clarinettista con miriadi di collaborazioni autorevoli (Dave Liebman, Tony Scott, Ares Tavolazzi…) e sodale di lunga data del pianista, con cui regala i migliori minuti di musica purissima dell’intero concerto. Solo incanto e il silenzio stupefatto, non più le risate, a precedere gli applausi. Poi torna da solo e inizia un lungo dialogo di gag improvvisate col pubblico e scherzi troppo ben riusciti per non essere stati un minimo preparati. Se ne va tra gli applausi scroscianti e dopo tre bis, il primo dei quali un medley con dieci canzoni suggeritegli dal pubblico (dal suo classico “Antonia” a Jobim fino a Branduardi e la colonna sonora di “Tootsie”) a cui è seguito l’omaggio strepitoso al musicista pistoiese Duccio Vernacoli, con cui ha tradotto in toscanaccio i successi di Frank Sinatra e l’ultimo scherzo, per un’ora e quaranta volata via leggera, forse troppo per uno del suo calibro?

Bollani dà l’impressione di essere una persona frizzante e genuina, eppure strattonato internamente da un’ansia compulsiva di compiacere un pubblico sempre meno interessato a un concerto di piano solo come si dovrebbe, e soprattutto come lui potrebbe come pochi altri, oggi, in Italia. Si prova sovente una malinconia feroce nel percepire forzature nel suo incedere grottesco, poi si è portati a chiudere un occhio perché la risata provocata è ancora più urgente. Resta parzialmente insoddisfatta una richiesta di musica pura solo accennata, quasi fosse un intermezzo tra una gag e l’altra e non l’opposto, un ospite sconveniente, come un vestito tropo bello per recarsi a una serata tra amici (il concerto è stato preceduto da un incontro aperto col pubblico nel tardo pomeriggio) e non il motivo per cui si trova solo, su un palco, con un pianoforte. Un piano solo che dunque ben si accorda alla sua immagine pubblica e meno a un talento sempre più dilazionato tra i più diversi atti della sua carriera eppure ancora decisivo per perdonargli ogni eccesso guascone, una cornice di rara bravura a una serata in libertà concessagli da un pubblico sinceramente amico a cui è stato riservato un concerto facile (per uno come Bollani) ma mai grossolano.Finché riesce a stare su questa sottile linea di confine tra musica e cabaret avanti tutta. Senz’altro stasera ci è riuscito e bene ed è un piacere insolito scriverne.

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