Fibrillante è il nuovo sentiero che conduce Eugenio Finardi alla sua ultima forma-rivelazione di musicista. Il disco, prodotto da Max Casacci(Subsonica), con l’ausilio di Giovanni Maggiore, negli studi di Torino è uno di quei lavori che va acquistato e fatto maturare negli ascolti.
È una fotografia dei giorni nostri, è reale e amaro come le tragedie sociali che si animano oggitempo. Racconta storie di padri soli, alcol e micro-vite raccolte in ospedale o nelle strade di tutti i giorni. Trame che conosciamo tutti sulla nostra pelle ma che Finardi e la sua Band sono riusciti a raccontare in modo sincero e genuino senza sovrastrutture. Senza morali. Senza godimenti per la perdizione come molti neocantautori tendono a fare dopo aver letto, magari per la prima volta, qualcosa di Bukowski. È un disco vivo che unisce in coro le voci di tutti noi e le orienta verso un quadro unico. Traccia un percorso, in un labirinto, senza voler essere troppo invasivo. Abbinato a ciò arrangiamenti interessanti, molto interessanti e un sound moderno fanno percepire l’ottimo livello della produzione. Molti punti forti del disco si ritrovano nei testi scritti a quattro mani come Cadere Sognare (e con comparsa alla voce di Manuel Agnelli) e La Storia di Franco.
Il disco si conclude con la semi-spoken-word Me Ne Vado, l’ora delle parole giunge a termine, il tributo agli Area si dissolve, ci si mette cappotto e cappello e il silenzio prende forma in così contrastante forma con l’iniziale e “angelica” Aspettando.
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