Partirei subito con il dire che in un periodo in cui le reunion vanno tanto di moda (pure troppo!), il ritorno delle 3 riot grrrl è sicuramente e comunque un’ottima notizia, perché il gruppo di Olympia mantiene intatta ed immutata la classe nel saper creare canzoni “pop” ma energiche suonate con grinta e maestria.
Si parte subito in quarta con il rock’n’roll nervoso e teso di “Price Tag” con i classici intrecci vocali, marchio di fabbrica della band fin dagli esordi, per poi continuare con due brani meno spigolosi e “radiofonici” come “Fangless” con il suo incedere molto punk-funk e “Surface Envy”, dove voce e chitarre si incastrano alla perfezione. “No Cities To Love”, con tanto di ritornello “catchy”, è forse il brano più mainstream e melodico dell’intero lavoro ma anche l’episodio più debole di un disco che però scorre piacevolmente e senza battute d’arresto; non sono presenti né lenti né ballate inutili.
Certo mancano le sperimentazioni sonore tipiche del precedente “The Woods”, eccezion fatta per la conclusiva a tratti noiseggiante “Fade”, che si discosta un po’, ma l’idea del gruppo sembra quella di prediligere l’istintività nell’eseguire uno dopo l’altro i brani che lo compongono. E’ un disco che non aggiunge niente ad un’ottima carriera ma che conserva quegli elementi che hanno fatto apprezzare da circa vent’anni a questa parte il loro sound spesso sporco e ruvido come in “No Anthem”, ma che sa essere anche scanzonato e leggero come in “Hey Darling”.
No Cities to Love ha il pregio di riportarci indietro agli anni 90, ed anche se è passato un bel po’ d tempo, è decisamente piacevole ogni tanto sentirsi nuovamente più giovani!
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