“Basta alzarsi una mattina alle sette e uscire per capire che abbiamo sbagliato tutto.” (Ennio Flaiano, Frasario essenziale per passare inosservati in società)
Ma ancora a letto siete? Alzatevi, pigroni! Quelli de L’Orso non aspettano di certo voi! Hanno già sfoderato le armi e scavato la trincea. Cosa state aspettando per raggiungerli? Lì fuori è tutto sbagliato! Rimboccatevi le maniche ed aggiustate le cose, fatelo ora!
L’Orso si è svegliato di buon’ora. Ed è tornato a colpire con il suo simpatico indie rock, allegro e spensierato come al solito in superficie ma disperato, arrabbiato, stanco all’interno. “Ho messo la sveglia per la rivoluzione” si muove sinuoso tra un morbido electro-pop, un delicato rock mai troppo ruggente e guizzi rap. La consueta calma apparente del gruppo, calma che non riesce però a nascondere una certa rabbia contro un sistema che si accanisce sempre contro le stesse categorie, l’individuo che annaspa alla ricerca disperata di punti di riferimento quasi del tutto assenti a cui aggrapparsi.
Ironico ed accattivamente il disco passa dal rap di “I buoni propositi” (featuring Costa!) al monologo acido di “Quello che manca”, dall’elettronica della bizzarra “Baader-Meinhof” (featuring Lo Stato Sociale) alle atmosfere post-rock di “Come uno shoegazer”. Provocatorio ma sempre ordinato, il gruppo non ha abbandonato un certo stile per comunicare i concetti, prediligendo sempre una certa compostezza musicale e un sarcasmo velato ma ben recepito. D’altronde, la rivoluzione parte dalle cose semplici. Come programmare la sveglia per il giorno dopo.
La rivoluzione parte da noi, dai nostri piccoli gesti quotidiani, dalle azioni di ogni giorno.
Bel lavoro per l’instancabile band sempre sulla cresta dell’onda.
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