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Interviste

Intervista agli ALBEDO

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Il 16 marzo 2015 uscirà il quarto album degli Albedo e si intitolerà Metropolis, un concept album ispirato al capolavoro omonimo del 1929 di Fritz Lang, capostipite della fantascienza cinematografica.
Metropolis uscirà in digitale e Cd per l’etichetta Massive Arts (Fratelli Calafuria, Nadar Solo) e free download per V4V-Records.
La band inoltre presenterà il nuovo lavoro il 19 marzo a Milano all’Arci Ohibò accompagnata da Nient’Altro Che Macerie e Gouton Rouge. Qui evento Facebook, per maggior informazioni.

In questa lunga chiacchierata con Raniero e Gabriele abbiamo cercato di andare a scoprire qualcosa in più sul disco e sul percorso di crescita umana ed artistica della band, percorrendo Metropolis canzone-per-canzone.

E quindi siamo arrivati al quarto album in studio: ancora un concept album! Non ce la fate proprio a fare album normali, eh? Scherzi a parte, come avete affrontato questa nuova esperienza? Provate ancora la stessa emozione a dar vita a un nuovo album?

GABRIELE: La domanda era retorica ma a pensarci bene è proprio così: non sappiamo fare album normali e potrebbe anche essere considerato un limite. Ci viene molto più semplice sviluppare un discorso compositivo in presenza di anelli di congiunzione da cui trarre ispirazione. Le emozioni cambiano a seconda degli stimoli che giungono dal “concept” in quel dato momento, non necessariamente in meglio o in peggio; non è che il disco precedente ci abbia dato emozioni più forti o più belle del nuovo disco, semplicemente cambia lo stato d’animo con cui si affronta il percorso.

Chiaro!
Allora ragazzi…per questa intervista abbiamo pensato di ripercorrere l’intero disco sottoponendovi una domanda per ogni canzone, partendo da un brano selezionato da noi.
Siete d’accordo? (È una domanda retorica, come risposte avete sì o sì).

PARTENZE

Iniziamo dal primo brano “Partenze”, una canzone che dà il senso d’inizio fin dal titolo. Una delle strofe che preferiamo è:

“Mio padre e poi suo padre prima ancora mi hanno insegnato ad odiare. Imparare ad odiare qualsiasi persona che non sia tu.”

Siamo venuti a conoscenza attraverso il Grande Libro dei Cazzi degli Altri, per gli amici Facebook, che sono nati dei nuovi figli in casa Albedo. La genitorialità ormai è diventata protagonista nelle vostre vite, cosa pensate che insegnerete ai vostri figli?

RANIERO: Difficile dirlo adesso, almeno per me che ho una bimba di soli 6 mesi: riuscire a gattonare sarebbe già un epic win. Insegnare l’amore, non la tolleranza ma l’amore inteso come passione per le cose belle che ci circondano non è una cosa da tutti, soprattutto per me che ho un carattere di merda il più delle volte. Spero solo che possa amare qualcosa come io ho amato la musica, i dischi, i concerti.

GABRIELE: Ipoteticamente indirizzerei i miei figli alla cacciagione, al sesso e alla perdizione, ma è inutile nascondersi dietro a un ormai estinto anticonformismo. Insegneremo loro le solite stronzate sul rispetto e la dignità, non importa se ci crediamo veramente, ma è così che deve andare. Di sicuro ci concentreremo per riuscire a scindere il loro libero arbitrio dalle formalità etiche e moraliste a cui la nostra società è ancorata.

LA PROFEZIA

“Ipoteticamente indirizzerei i miei figli alla cacciagione, al sesso e alla perdizione” mi ricorda molto un brano che dei Uochi Toki.
Metropolis prosegue con toni biblici; una profezia da cui abbiamo estratto praticamente tutto il testo:

“Ti troverai una casa, una chiesa in cui pregare che tutto possa andare bene,
ti troverai le tasche gonfie di soldi e qualche sbaglio,
ti immergerai in tutte le luci fino quasi ad accecarti
e sarai libero di scegliere se uccidere o spararti
e quando guarderai fuori dal tuo centesimo piano… ti sentirai solo.”

Ferretti, che a differenza di Raniero ha il dono della sintesi, avrebbe detto “produci, consuma, crepa”. Vi sentite anche voi imprigionati da questo meccanismo? O siete riusciti, ad esempio con la musica, a scappare di tanto in tanto dalla logica spietata del Capitale?

RANIERO: La ricerca di un equilibrio è qualcosa di estremamente complesso e difficoltoso.
Ci vogliono anni per essere in pace con se stessi, ammesso che ci si riesca poi davvero.
LA PROFEZIA parla proprio di questo; un monito sulla falsità del benessere materiale. Mi ritengo personalmente molto fortunato per quello che ho, gli affetti, i pochi amici, un cane pazzo e la musica naturalmente.

ASTRONAUTI

Del terzo brano abbiamo scelto questi versi:

“Che cosa pensi di questa vita rumorosa? Siamo solo un caso o siamo nati per qualcosa di magnifico in cui perdersi?”

Metropolis è un album pieno di domande, ma quali sono le risposte che avete trovato realizzandolo?

RANIERO: Credo che fare domande sia più interessante che dare risposte. E questo vale soprattutto per i nostri contenuti. Mi sento sempre in dovere, nel mio piccolo, di offrire piccoli spunti di riflessione, raccontare storie magari, ma mai di fornire risposte. Per quelle c’è Google.

METROPOLIS

Noi le risposte le cerchiamo su Youporn e son sempre cazzi.
Allora ragazzi, noi ci saremmo già rotti di farvi domande. Quindi ci prendiamo una pausa e nel mentre ci spiegate un po’ l’idea alla base di Metropolis. Facciamo tipo quelli de Il Post: “Cos’è Metropolis, spiegato bene.” <3 A dopo.

RANIERO: Ho riso. A questo punto servirebbe uno schema. METROPOLIS è il disco della nostra conservazione, più che consacrazione. Ci è servito farlo e farlo in questo modo. Co-prodotto in grande stile e con grande qualità da Massive arts (con cui avevamo già lavorato tanti anni fa) per la loro etichetta, è un disco che in qualche modo chiude un cerchio. Si potrà acquistare su iTunes, amazon, spotify etc. Ci lavora naturalmente anche Michele Montagano, il quinto Albedo, di V4V che ha fatto tanto per noi con “Lezioni di anatomia” e che il primo di Aprile lo renderà disponibile in Free download. E questa è la cosa di cui andiamo più fieri, dato che qualcuno ci ha investito dei quattrini. Diciamo subito che non è un easy listening. Non è prog ma non è pop come Lezioni di anatomia. Qualcuno usa il termine “maturo” e forse è piuttosto azzeccato. Come scrittura, credo che sia il disco più completo degli Albedo.

TUTTE LE STRADE

Sì, come scrittura anche a noi è piaciuto un casino. Fosse stato più banale non saremmo riusciti ad intervistarvi brano per brano. E forse “Tutte le strade” insieme a “Sei Inverni” sono le nostre due canzoni preferite tratte da Metropolis. In questo brano cantate:

“Sarò stato un buon fratello, un buon amico cui parlare? Di sicuro non un padre, di sicuro non mio padre”

La domanda è per Gabriele, che è ha messo su famiglia da un po’ più tempo. Anche in Tutte le strade ritorna il discorso genitorialità: ora che sei padre, hai una percezione diversa di te? Già vedi proiettata nel futuro la tua figura di genitore?

GABRIELE: Questa domanda fa una paura fottuta. La paura che diventeremo quello che abbiamo sempre odiato durante le nostre adolescenze, ovvero degli adulti che si comportano o che devono comportarsi da adulti.
Ora entro nel forum delle ‘mamme amiche’ per elemosinare un po’ di conforto.

HIGGS

In Higgs lo scontro tra religione si fa più acceso, è quasi una sfida a Dio mentre scompariamo tra le foreste della tecnologia.

“Dio, le mie città sono meglio dei tuoi alberi, toccano il cielo e dall’alto non riesci a sentirli quei lunghi lamenti nascosti.”

Cosa vi fa più paura? La scienza o la religione?

RANIERO: Direi nessuna delle due. Mi fanno paura le persone. Alcune persone. Soprattutto quelle che non si fanno abbastanza domande. Per questo, per tornare anche al discorso di prima, è importante avere delle domande più che delle risposte.
La scienza, come dimostrato più volte, ci offre gli strumenti per rispondere ad alcune domande ma che generano a loro volta altre domande e così via. La religione ha il compito di supporre le risposte. Sono complementari.

GABRIELE: ho un rapporto al limite dell’eterodossia nei confronti della religione. Nella citazione presa da HIGGS è piuttosto evidente il conflitto con qualsivoglia dottrina e per di più Raniero crede fortemente sia più probabile che esistano gli alieni, piuttosto che Dio.

REPLICANTE

Raniero è più furbo di te e si è già convertito a Scientology, il prossimo album lo produce Tom Cruise.

“È forse sbagliato odiare? Sapere che in fondo non appartengo a una razza migliore, ma non appartengo nemmeno a questa generazione, che non crede a niente ma è solo un insieme capace a stento di pensare, capace a stento di reagire perché c’è qualche cosa che non funziona.”

Fromm nel suo famoso testo sull’amore dice, in estrema sintesi, che l’uomo sia più adatto ad odiare che ad amare. E’ sbagliato odiare?
Qual è, secondo voi, quel “qualche cosa” che non funziona?

RANIERO: È l’estenuante ricerca di qualcosa di profondo, di una superficie in cui specchiarti e dire “ecco, questo sono io”. Durante la ricerca di noi stessi ci sbracciamo in un enorme vuoto cosmico finendo per odiare gli altri che come noi, spesso, si stanno solo cercando.
Quando vivi per 35 anni in una città come Milano l’intolleranza ti entra nelle vene e non parlo di intolleranza razziale o altro, ma di un’intolleranza più subdola e latente, nei confronti di chi ti è davanti alla cassa del supermercato, di chi ti ha appena rubato il posto auto, di chi non la pensa come te o di chi la pensa proprio come te.

I MIEI NEMICI

Ne “I Miei Nemici” dite:

“In questi anni ho meritato questa granitica solitudine che alcuni chiamano rispetto, con tutti i miei risparmi ho costruito una fortezza inespugnabile per chi mi ha dato torto.”

Per quanto la scrittura di un album sia spesso qualcosa di molto intimo e personale, una volta pubblicato entra spesso a far parte della vita di molti.
Come vivete il vostro rapporto con i fans e con la critica? Avete paura che possano darvi torto e non apprezzare le vostre opere?
Non vi sentite un po’ troppo scoperti nello scrivere e suonare – e quindi condividere con una vasta platea – le vostre intime esperienze di vita?

RANIERO:Cielo, da come la metti sembra più dura di quello che è. Oggi qualsiasi idiota con un computer davanti espone se stesso al giudizio degli altri. Può andare su Facebook e scrivere la recensione di un libro che non ha letto, postare la foto della sua orrenda ed inconsapevole famiglia di cui non frega niente a nessuno, può “esprimersi”. Oggi tutti siamo esposti nello stesso modo. Noi invece abbiamo la possibilità di nasconderci dietro a un concept album, un certo tipo di musica, uno stereotipo culturale diciamo. In fondo siamo noi quelli ad indossare delle maschere e mettere dei filtri. Per quanto tutti noi ci sforziamo di essere o sembrare naturali non lo saremo mai abbastanza perchè fondamentalmente è proprio per questo che, per esempio, io scrivo: essere e sembrare qualcun altro.

QUESTA È L’ORA

Dopo tutti questi pipponi, finalmente una domanda breve e la introduciamo con questo verso:

“Quando t’immagini dieci anni prima”

Pensi ancora a chi eri ed eravate dieci anni fa? Cosa cambiereste potendo tornare indietro esattamente a “dieci anni prima”?

RANIERO:Nulla, a 25 anni ero un coglione. Ora almeno sono un coglione con una famiglia e una band che non è poi tanto peggio di altre.

SEI INVERNI

Noi, invece, siamo coglioni e basta. :(
Siamo arrivati all’ultimo brano, il mio preferito (V.)

“Come diceva mio padre ‘L’importanza del viaggio non è solo arrivare’ “

Evitando di fare altre domande marzulliane. Cosa avete imparato dai vostri viaggi in tour?

RANIERO: Dai viaggi è nato METROPOLIS. Come idea, non la scrittura certamente. Se c’è una cosa che accomuna tutti i ragazzi che abbiamo incontrato nelle date passate è proprio questa voglia di fuggire, di cercare altrove un lavoro, l’amore, la sicurezza, la legalità o, se vuoi, il senso dell’esistenza stessa. Spesso sono cose intangibili e che forse non troveranno mai. O forse si e noi glielo auguriamo naturalmente. In conclusione e con una discreta dose di banalità ti dico che è molto più importante sapere con chi affronti il viaggio che non la destinazione in sè.

LA SUPER DOMANDA FINALE PERCHÉ CI SEMBRAVA BRUTTO CHIUDERE CON UNA DOMANDA BREVE

Bene ragazzi, grazie alle vostre risposte ora sappiamo tutto su Metropolis, ma ci siamo dimenticati il pin del cellulare.
Prima di lasciarvi però mi piacerebbe farvi un’ultima domanda giusto per chiudere il discorso sull’album. Per farlo vorrei riprendere un attimo il discorso genitorialità accennato nella domanda su Partenze, per chiedervi: non credete ci sia un po’ una discrepanza di fondo tra quello che vorrebbero, credo, tutti i genitori – ossia il meglio per i propri figli – e quel pessimismo che attraversa tutto Metropolis, che disegna un futuro di merda per i propri figli?

GABRIELE: Assolutamente sì, infatti dal momento in cui abbiamo deciso di diventare genitori siamo entrati in guerra; una guerra di contenimento contro il futuro ma soprattutto contro noi stessi. Viviamo nella speranza di essere genitori migliori dei nostri, ma la verità è che le nostre generazioni sono molto più viziate, viziose ed egoiste e vivono sul baratro del fallimento personale.
E’ una cazzo di fatica fare il genitore. Vado a farmi un bicchiere.

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