Modern Nature è l’ultima produzione dei Charlatans, la dodicesima in venticinque anni di carriera. È un disco che si colloca in un solco temporale fortunato per la scena Madchester. Tra fine 2014 e inizio 2015, infatti, sono stati pubblicati i lavori delle due attuali band di riferimento per il genere: Charlatans, appunto, e Inspiral Carpets. Il periodo che ha preceduto Modern Nature è stato parecchio travagliato per la band.
Lo dimostra anche l’intervallo trascorso fra questa e la loro precedente produzione: mai così lungo in venticinque anni di carriera, in cui la band ha prodotto, mediamente, un disco ogni biennio. Oltre a una popolarità in calo, i Charlatans hanno perso anche il batterista Jon Brookes nel 2013. La band, però, ha saputo rialzarsi, ancora una volta.
Modern Nature è stato scritto col proposito di essere il raccoglitore di canzoni che rendessero felici Burgess e compagni, come loro stessi hanno dichiarato. Il primo approccio col disco può facilmente spiazzare: la batteria è assente, la chitarra e la tastiera producono un sound avvolgente e morbido, calmo e quasi timido. In tal senso, è necessario scavare a fondo nella storia dei Charlatans e capire il perché di determinate scelte, prima di affermare che Modern Nature sia un disco troppo radio-friendly. L’indie è sfumato di rock classico e i pezzi posseggono, tutti, una loro precisa identità. Quello della band inglese è un album che deve, necessariamente, essere ascoltato più volte e con attenzione. La pacatezza che permea tutto il disco e che a tratti regala passaggi malinconici, sottofondo ideale delle sere autunnali, è in realtà figlia del desiderio di ricominciare a trovare la pace nella semplicità, dopo mesi tremendi.
La felicità di cui parla Burgess è la voglia di tornare a fare ciò per cui ha (e hanno) sempre vissuto i Charlatans: scrivere musica. Ogni ascolto contribuisce a restituire un umore positivo e rivela ciò che, di primo acchito, non emerge immediatamente: la grande varietà dei pezzi, il punto di forza di un album che non è un capolavoro, ma che regala tre quarti d’ora di musica sicuramente piacevole.