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Godspeed You! Black Emperor – Asunder, Sweet And Other Distress

2015 - Constellation
prog / post-rock

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Tracklist

1.Peasantry Or ‘Light! Inside Of Light!’
2.Lambs' Breath
3.Asunder, Sweet
4.Piss Crowns Are Trebled

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Il post-rock non esiste. E se mai è esistito ora di certo è morto, finito dagli stessi Godspeed You! Black Emperor con il disco “Yanqui U.X.O.”.

Quelli che un tempo sono stati i baluardi di questo genere, che ora fa colore sulle riviste e nei locali più in del mondo (assieme ai Mogwai che, alla svolta elettronica insozzata di kraut e “merda” varia sono stati crocifissi in sala mensa dallo stesso fighettame che ora di post-rock parla come parlasse di calcio al bar, capendone comunque un cazzo) decidono di andarsene da un’altra parte. Ci hanno messo dieci lunghi anni dalla terra bruciata di “Yanqui” e sono tornati con un disco pesantissimo, feroce e bastardo, quell’ “Allelujah! Don’t Bend! Ascend!” che ha fatto bagnare molti di noi.

A tre anni dalla rinnovata giovinezza compositiva i nostri canadesi preferiti ci regalano un altro disco altrettanto pesante e, volendo, anche più oscuro del precedente. Se vi aspettate che “Asunder, Sweet And Other Distress” porti aria nuova avete sbagliato, la misura è la stessa di “Allelujah!…” perciò l’effetto “eh ma dai l’ho già sentito” aleggia sui quattro brani che lo compongono.
Ma non disperate, il disco sfonda il cranio a dovere, e chiama in causa elementi propri di un rock che di post ha ben poco.

Della pesantezza propria di un kraut pesante, asfissiante, space infettato, orientaleggiante e big bandeggiante (fate conto di sentire una suite della Sun Ra Arkestra sepolta da distorsioni disumane) è rivestita “Peasantry Or “Light Inside Of Light!”, marcia come non mai, con le chitarre nel ruolo di loro stesse forse come mai prima d’ora a farci danzare una danza estenuante. Si continua con i suoni “rotti” di “Lambs’ Breath” e “Asunder, Sweet”, ansiogene dissertazioni di noise espressionista, quasi uno “standard” del genere, più colonna sonora di un ipotetico nuovo film di Lynch che un brano da ascoltare a casa con una sigaretta tra le labbra e le palle in mano ma che purtroppo rivestono un ruolo di filler se non accompagnati da un’immagine adeguata. Infine il tutto si schianta nell’infernale sensazione sludge di “Piss Crowns Are Trebled”, lento disfacimento elettrico, pieno e maligno sotto il quale infuria, con melodie splendenti, la solita Sophie Trudeau con il suo violino anfetaminizzato a portare nello spazio questa folle marcia funebre che da concreta si tramuta in liquido venefico ad alta componente esplosiva, elementi che fanno di questo sberlone il brano più bello del disco, e forse il migliore da anni a questa parte.

Post-rock is dead, and you will too.

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