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Local H – Hey, Killer

2015 - G&P Records
rock / grunge

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Tracklist

1. The Last Picture Show In Zion
2. City Of Knives
3. Freshly Fucked
4. Gig Bag Road
5. The Misanthrope
6. One Of Us
7. Leon And The Game Of Skin
8. Mansplainer
9. Age Group Champion
10. John The Baptist Blues
11. I Am A Salt Mine

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Scott Lucas è uno di quei personaggi a cui ti affezioni per forza, specie se lo hai conosciuto in post adolescenza. Rappresenta l’eterno “underdog”, lo sfigato alternativo della provincia americana che lotta contro un’esistenza amara, incazzandosi contro qualsiasi cosa e vivendo la sua band nella maniera più libera possibile, compresa la famigerata scelta di installare i pickup di basso sulla chitarra così da fare a meno di un bassista anche dal vivo. Così nasce il duo dei Local H, un paio di batteristi e otto album dopo son ancora qui con noi, e meno male.

Finanziato su Pledgemusic, con una quota dei ricavati devoluti in beneficenza, Hey, Killer è il seguito dell’ottimo Hallelujah! I’m a Bum, probabilmente la miglior cosa Lucas abbia realizzato negli ultimi dieci anni, con una notevole attenzione alla varietà e ai suoi tipici andamenti umorali. Il nuovo invece si concentra esclusivamente su pezzi mid-aggressivi che ai Local H riescono piuttosto bene, senza tentare di andare molto al di là.
Nonostante l’inizio apparentemente malinconico con The Last Picture Show in Zion, storia della chiusura dell’ultimo cinema rimasto nel buco di culo dell’Illinois da cui proviene il nostro e tutta la sensazione di solitudine e depressione che ne segue, presto l’aggressività inizia a salire. Il tutto culmina poi nella rabbia sparata a dodicimila di City of Knives, “run for your lives!” strilla Scott e poi si ferma a metà e urla mentre la batteria incalza. Qui non si scherza.
I pezzi son tutti scritti senza pensarci molto sopra, attaccando un riff semi-stoner e lasciando che tutto funzioni efficacemente da solo, come nella violenta Freshly Fucked che celebra il classico momento in una nuova relazione in cui si tromba e basta senza pensare ad altro. Venendo da uno che un tempo odiava le coppie innamorate è abbastanza sorprendente; Scott, poi, saltella da ritornello a versi senza fermarsi mezzo secondo, dimostrando zero stanchezza e parecchia voglia di spaccare tutto. Così dobbiamo pure interpretare l’improvviso colpo di tosse nell’amara Gig Bag Road, dove a nessuno frega niente della tua anima e il rock’n’roll diventa mera meccanica ed economia.
The Misanthrope ovviamente mette insieme tutta l’umanità in un odio puro e diretto, non facendo mancare una buona dose di ironia ovviamente, ma voglio vedere chi resiste a strillare con Scott “there’s nothing worse than people!”. Avanza con una certa arroganza Leon and the Game of Skin, portata avanti da un timido pianoforte in sottofondo, Scott che strilla e il tutto che finisce quasi in campo alternative metal pieno.

Personalmente ho sempre particolarmente apprezzato i pezzi più malinconici dei Local H, come No Problem o Sad History, qui purtroppo su Hey, Killer non c’è molto che possa definirsi tale, è un pieno album post-grunge di quelli tosti.
Riff memorabili a palate, aggressività e testi intelligenti, nessuno cambierà la propria vita grazie ai Local H del 2015 ma per noi che aspettavamo il ritorno di Scott, direi che sarebbe difficile lamentarsi.

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