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Youth – La Giovinezza, di Paolo Sorrentino


Scheda

Titolo originale: id.
Regia, soggetto e sceneggiatura: Paolo Sorrentino
Musiche: David Lang
Nazione: Italia, Francia, Svizzera, Regno Unito - 2015
Genere: Drammatico
Durata: 118’
Fotografia: Luca Bigazzi
Musiche: David Lang
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Cast: Harvey Keitel, Michael Caine, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda, Paloma Faith, Mark Kozelek
Uscita: 20 maggio 2015
Produzione: Indigo Films, BiS, Pathè
Distribuzione: Medusa
Voto: 7,5

In Svizzera, per un periodo di vacanza, risiedono come ogni anno in un lussuoso albergo, con annesso centro massaggi, due vecchi amici ormai ottantenni: Fred Ballinger, ex direttore d’orchestra in pensione; e Mick Boyle, suo consuocero e regista di fama mondiale.

Una pellicola facile, secondo le idee di Paolo Sorrentino, per lasciarsi alle spalle la Grande Bellezza, film che gli ha regalato l’Oscar nel 2014 in qualità di migliore pellicola straniera. Il risultato di questa seconda prova in lingua inglese da parte del regista partenopeo, dopo This Must Be the Place, e la cui idea è stata partorita nel breve volgere di un fine settimana, è un susseguirsi di considerazioni da fine impero, da fine vita, una serie di considerazioni sulle ragioni che possano spingere il singolo a proseguire la propria esistenza al di la di quel che fa e di quel che pensa. Un inno alla lentezza e all’esistenza osservata da differenti punti di vista: quelli di Fred, apatico ex direttore di orchestra, che fa preoccupare per questo sua figlia; o quelli di Mick suo amico d’infanzia ancora desideroso di misurarsi con il suo ennesimo film che dovrebbe in questo caso rappresentare il suo naturale testamento cinematografico oppure quelli di un attore che sta cercando l’ispirazione artistica soggiornando nel medesimo albergo dei due e osservando le mosse di ogni singola persona che incontra; o forse quelli di una coppia apparentemente rodata e che però vede sfumare sotto i propri occhi la loro unione.

Michael Caine, Rachel Weisz e Paul Dano riescono a calarsi perfettamente nei rispettivi ruoli, con una menzione particolare per Harvey Keitel in grado di offrire al pubblico la figura di un ottantenne speranzoso ma troppo ancorato al proprio passato artistico.

Un inno alla vita curato come sempre in ciascun dettaglio, un inno minimalista al cinema di autore, impreziosito da una fotografia curata alla perfezione da Luca Bigazzi, storico collaboratore di Sorrentino, in grado di incastonare ogni singola ripresa alla stregua di un quadro. Una pellicola forse meno efficace di altre alle quali ci aveva abituato lo stesso Sorrentino, ma comunque come sempre confezionata con una precisione degna di un chirurgo.

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