Sì, Fraems è uno degli Aucan e sì, la Lost Tribe è un’etichetta inglese. Entrambe le cose fanno forse pensare a qualcosa di potente, con bassi che fanno saltare le casse, qualcosa di adatto ai club dove si balla finché la terra non s’è bella che esposta al sole.
Invece Atlas è un EP molto più pensato, calibrato e insidioso. Ha preso la via di un’elettronica più rigida, sottoposta ad un accuratissimo occhio che la domina e sembra non volerla mai lasciar sfuggire da nessuna parte. Una musica senza sbavature, dove i suoni entrano quando devono entrare e non un attimo prima o dopo. Non che nei club non sia ammessa, ma forse è meglio evitare le piste piene di gente che non vuole fare altro che saltare, sono quattro pezzi che ci si gode meglio se si prova a rifletterci sopra.
Dà vita ad un mini percorso elettronico che passa attraverso l’asciutta Foreverism verso la più armonica Atlas e si porta verso la chiusura, la più confusa in assoluto e praticamente l’unica cantata, Afterglow. Ci si dimentica davvero dei preconcetti con i quali ci si potrebbe avvicinare all’album, che si dimostra un ottimo lavoro di sperimentazione, fatto per dare vita ad un percorso personale maturo e completo.
Difficile guardarlo come ad un EP di debutto, per la storia artistica pregressa dell’autore, ma se tale fosse sarebbe davvero una punto di partenza di livello eccelso.