Breviario Partigiano è CD, DVD, raccolta di scritti e citazioni. È una storia di uomini che prova a mettersi di fronte alla storia ufficiale, quella fatta con le date, gli eventi, le vittorie, le sconfitte. E potrebbe sembrare una storia di parte, raccontata da chi viene dalla più rossa zona dell’ovest europeo, ma su questo bisogna ricredersi subito: parlano di singoli prima che di schieramenti, con una classe e una profondità che è davvero raro e bello aver la possibilità di toccare.
Musicalmente nemmeno se ne dovrebbe parlare, sono delle assolute e ineluttabili garanzie, riescono a fare nei tre pezzi registrati live cose che molti musicisti sognano, per grandezza tecnica e capacità comunicativa. Spazzano dal cantautorato più puro alla visione allucinata di Senza Domande (e i paragoni con Ferretti non andrebbero fatti, per cui non li si farà), ci buttano un po’ di rock alla vecchia maniera, con chitarre e voci che si alternano e si sovrappongono.
Chiudono tutto con Ventinove Febbraio, le parole di Zamboni appena musicate e narrate con flebile fermezza, che possono all’inizio far pensare ad un agguato fascista ai danni di un partigiano e invece no, tutto e il contrario di tutto, una sparatoria da biciclette nere a biciclette nere, che si muovono sotto due bandiere diverse. La storia di un essere umano, di un nonno, che smette di essere il ventinove febbraio del 1944: con lui smettono di essere il suo credo e i suoi riconoscimenti, diventa uomo scomparso, figura inesistente per la famiglia che lascia.
E di fronte a chi scrive e canta (tra molti altri testi che per splendore di scrittura smontano tre quarti del panorama italiano senza nemmeno fare lo sforzo di paragonarli) “Lassù sui monti vien giù la neve / la tormenta dell’inverno / ma se venisse anche l’inferno / il partigiano rimane là. / Quando poi ferito cade / non piangetelo dentro al cuore / perché se libero un uomo muore / non gli importa di morire.” non si può che provare un enorme, infinito, senso di gratitudine: feriscono e lasciano inermi, con la voglia di sanguinare ancora.