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Calexico – Edge Of The Sun

2015 - Anti Records
folk-rock / country

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Tracklist

1. Falling from the Sky (feat. Ben Bridwell/Band of Horses)
2. Bullets and Rocks (feat. Sam Beam/Iron & Wine)
3. When the Angels Played (feat. Pieta Brown e Greg Leisz)
4. Tapping on the Line (feat. Neko Case)
5. Cumbia de Donde (feat. Amparo Sanchez)
6. Miles from the Sea (feat. Gaby Moreno?
7. Coyoacán
8. Beneath the City of Dreams (feat. Gaby Moreno)
9. Woodshed Waltz (feat. Greg Leisz)
10. Moon Never Rises (feat. Carla Morrison)
11. World Undone (feat. Takim)
12. Follow the River (feat. Nick Urata/Devotchka)

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I Calexico si sono fermati ad Algeri. Al netto di queste semi-citazioni facilone è proprio ciò che si prova ascoltando “Edge Of The Sun” nuovo lavoro della band di Tucson.

La premiata ditta Conventino/Burns non riesce a superare in bellezza quanto fatto nell’epico “Algiers” del 2012. S’infatua sempre di più delle sonorità che si muovono a sud del Texas ma non smuovono l’animo, dimostrano la solita classe nel mischiare sintomi folk, indie e tex-mexismi ma, questa volta, lo fanno a mò di compitino.

Possiamo dire che sia un brutto disco? Certo che no. Ma al fianco del nuovo lavoro dei loro concittadini Giant Sand qui non succede nulla di memorabile. Certo, la claudicante bellezza americana di “Bullets & Rockets” rinforzata dalla splendida ugola di velluto nero di Sam Bean (Iron & Wine, per i più disattenti) che si fonde all’allucinante lavoro della tromba di Valenzuela, fa il suo effetto ma dura giusto il tempo di arrivare a “When The Angels Played”, debole folkeria desertica che fa giusta coppia con l’opener “Falling From The Sky” e il suo country intriso di messicanismi noiosi. Divertente l’esperimento sonoro di tramutare la batteria di Coventino in una simil-drum machine su “Tapping On The Line” che ospita i rinforzi vocali di Neko Case, salvando il salvabile, che la classe non è acqua lo si era già capito. Straniante il messico synthetico di “Cumbia De Donde”, come in una fiesta tamarra sotto il sole cocente del deserto con Burns che rimpalla la voce ad Amparo Sanchez degli Amparanoia; dalla stessa terra proviene la scontatissima strumentale “Coyoacan”. Nel semi-ragga neanche troppo velatamente indie pop di “Moon Never Rises” ci si chiede che abbia fatto la capacità dei Calexico di trasportare l’animo, ma la risposta non pare giungere anche se una sorta di “salvataggio in corner” lo fornisce la notturna “World Undone” che sposta la misura pop in Grecia, tra bozouki e violini tradizionali, come se il mondo si fosse ripiegato su sé stesso unendo Atene e Tucson, donandoci forse il miglior momento dell’intero disco e riportando la forza crescente della band ai fasti di Algeri. C’è anche un disco bonus nell’edizione che tengo tra le mani, ma è altamente opinabile, e contiene solo il messico scontato di cui sopra.

Mi sarebbe tanto piaciuto finire la recensione dicendo che, in fondo, questo è un disco che mi capiterà di riascoltare, anche solo per il piacere di rilassarmi sotto un sole auricolare. Purtroppo non è così.

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