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Refused – Freedom

2015 - Epitaph
punk / hardcore

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Tracklist

01. Elektra
02. Old Friends / New War
03. Dawkins Christ
04. Françafrique
05. Thought Is Blood
06. War On The Palaces
07. Destroy The Man
08. 366
09. Servants Of Death
10. Useless Europeans

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Era il 1998 quando i Refused diedero alla luce un capolavoro che rivoluzionò un genere ed influenzò tantissime band che da lì in poi ripresero o cercarono di riproporre le nuove linee guida dettate da questa band che ridiede linfa vitale all’hardcore; nonostante ciò poco dopo decisero di sciogliersi.

Vorrei tanto fermarmi qui, ma mi trovo a dover recensire il nuovo album che segue la reunion del 2012 e mi vedo quindi costretto a parlare di un nuovo loro album a distanza di 17 anni da quella pietra miliare che fu “The Shape of Punk To Come”, ed il confronto è comunque inevitabile e purtroppo scomodo e non conveniente.
Il mio malumore è dettato dal fatto che anche dopo tanti ascolti il disco risulta piatto e poco ispirato, ma non tanto per una scelta di produzione molto pulita e patinata, ma a livello di pura scrittura. Era molto difficile, se non impossibile, riprodurre un lavoro forte, geniale, sperimentale ed eclettico come il super disco già citato prima, ma da una band del genere sinceramente era lecito comunque aspettarsi qualcosa di più.
La  voglia di sperimentare con vari generi sembra non essere del tutto scomparsa, ma è la proposizione all’intero del disco il problema e devo ammettere, entrando nello specifico, che il primo brano estratto in anteprima, l’opening track “Elektra”, mi aveva fatto ben sperare. Già la successiva “Old Friends/ New War”, un concentrato di riff pop ed inserti elettronici che non lasciano il segno, sancisce il primo mezzo passo falso del disco. Si migliora con la cupa “Dawkins Christ”, ma poi con  “Françafrique” e il suo ritornello catchy e radiofonico torna un attimo di scoramento: l’attitudine socialmente impegnata della band svedese è rimasta più che intatta, ma a livello musicale le differenze con il glorioso passato sono troppo forti. ”Thought Is Blood” conferma purtroppo l’impressione. “War On The Palaces”, che porta in dote l’esperienza di Dennis Lyxzén con gli International Noise Conspiracy, così come le successive “Destroy The Mane” e “Servants Of Death” scorrono senza lasciare motivi di memoria, mentre “366” si trascina troppo facilmente nel suo riproporre fino ai limiti dell’auto-plagio le sonorità di “The Shape of Punk To Come”.

Non so cosa ci proporranno in futuro i Refused, se parlassimo di un gruppo senza un passato così ingombrante forse non sarei nemmeno così severo, ma nel presente non posso consigliare l’ascolto di “Freedom” a chi, come me negli, anni 90 era un hardcore kd con lo stereo monopolizzato da “The Shape Of Punk To Come”.

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