La vita di Kurt Cobain ripercorsa per mezzo di foto, interviste, registrazioni personali del leader dei Nirvana e di coloro che l’hanno conosciuto.
Un bambino di fronte a una torta di compleanno sorride e a domanda risponde “I’m Kurt Cobain”. Il leader dei Nirvana come non lo si era mai potuto vedere, attraverso le testimonianze di una famiglia assente e complessa quanto lui, o che almeno ha avuto l’incapacità di creare problemi poi arrivati sino alla sua morte. La carriera nel mondo della musica, tanto anelata e inseguita salvo poi essere rifiutata peggio di una terribile fonte di dolori fisici e mentali.
Nel mezzo la vita privata e fatta di privazioni che Il regista Brett Morgen, insignito sin da 2007 dalla vedova Cobain del privilegio di poter descrivere la vita dell’ex marito, riesce a creare una pellicola che scava negli anfratti personali di una rockstar famosa e fragile, attraverso ritagli di diari e di giornali, testimonianze di chi ha conosciuto e lavorato assieme a lui, animazioni che ne riproducono l’emaciata esistenza. A ognuno alla fine la propria chiave di lettura di una vita corsa per soli 27 anni al limite di tutto: con le stigmate del genio, sregolato o sregolatezza fatta a persona. Di certo una vita spentasi troppo velocemente e che avrebbe potuto forse essere salvata. Un documentario che non giudica ma che fa giudicare da non perdere anche se non siete fan del gruppo originario dello stato di Washington.