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SUFJAN STEVENS – Admiralspalast, Berlino, 16 settembre 2015

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Due serate consecutive a Berlino, due sold out da settimane. E’ con questo biglietto da visita che Sufjan Stevens si presenta sul palco dell’Admiralspalast, un bel teatro del Mitte perfetto per ospitare un evento del genere. Prima del cantautore di Detroit è il turno di Minda Tindle, artista parigina, che, insieme al musicista Olivier, ha accompagnato Stevens per 7 date di questo tour europeo. La setlist presenta brani in inglese e francese e le canzoni si reggono sostanzialmente sulla bellissima voce della Tindle, ma con l’ingresso della band di Stevens, per l’ultima canzone, ne guadagna l’intera messa in scena.

Alle 21 in punto sale sul palco Sufjan Stevens e l’intro strumentale con ‘Redford’ serve ad entrare nel mood giusto, seguono in rapida successione ‘Death with Dignity’ ‘Should Have Known Better’ ed è al termine di quest’ultima canzone che, finalmente, si spezza il silenzio surreale e parte un fragoroso applauso. L’inizio è stato emotivamente imbarazzante, Sufjan Stevens apriva a noi il suo cuore, le sue emozioni, le sue (dis)avventure e noi eravamo i suoi interlocutori, non sapendo cosa dire o fare, nell’aria c’era la stessa sensazione che si prova ad entrare in una stanza in cui due persone sono in silenzio perché vi è una questione in sospeso ed il pubblico è esattamente al centro di questa disputa, mentre dal lato opposto a Stevens troviamo la madre Carrie, a cui ha dedicato la maggior parte del suo ultimo acclamato album ‘Carrie & Lowell’. E la prima parte della scaletta vede solo brani tratti da quest’ultimo lavoro, in una sorta di viaggio introspettivo.

Le canzoni seguono una struttura standard: l’inizio è tutto per Sufjan e la sua fidata chitarra (che lascerà solo per avvicinarsi al pianoforte), in seguito entra la band, con una perfetta scelta di tempo. E’ proprio la presenza del gruppo, formato da bravi polistrumentisti, e gli affascinanti intrecci di voci a fare in modo che le canzoni live riescano a fare quell’ulteriore step in avanti. Menzione speciale anche per la scenografia e le luci, che ti catapultano esattamente nel posto dove la voce di Stevens vuole portarti.

Nella parte centrale la performance tende un po’ ad addormentarsi, ma è lì che arriva il momento più sorprendente. Le versioni live di ‘All of Me Wants All of You’, ‘Vesuvius’ ed una lunghissima ‘Blue Bucket of Gold’ sono l’eccellenza della serata, con le loro venature elettroniche e psichedeliche. Finisce così la prima parte dello spettacolo, coronato da diversi minuti di applausi.

Al ritorno sul palco Sufjan Stevens sembra più sollevato. Solo dopo la seconda canzone dell’encore il cantautore parlerà al pubblico per la prima volta ed è un discorso pieno di significato che potremmo tradurre con “Ogni sera mettiamo in scena una rinascita, che per forza di cose è mortale. E’ importante condividere con gli altri ed aiutarsi a vicenda, in modo da poter superare il lutto e la pena”. Il lungo bis (ben 6 canzoni) si conclude con la salita sul palco anche di Minda Tindle ed il fidato Olivier per una bella versione di ‘Chicago’, al termine della quale il pubblico decreterà una lunga e meritata standing ovation a tutta la band.

Sufjan Stevens farà tappa a Milano il prossimo 21 settembre per un live già sold out da alcuni giorni, fortunati i possessori di biglietto.

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