Impatto Sonoro
Menu

[Video Esclusiva]: C.F.F. – “Come Fiori”, primo singolo estratto dal nuovo album “Canti notturni” + tutti i testi in anteprima

cff850

In esclusiva per Impatto Sonoro il video di “Come Fiori” dei C.F.F., primo singolo estratto dal nuovo album in uscita “Canti Notturni”  di cui avevamo già parlato qualche giorno fa. Il videoclip di “Come fiori” è stato realizzato dalla Vertigo Imaging di Enzo Piglionica, che cura anche foto e grafica del progetto.
Il brano racconta la storia dimenticata del pugile sinti Rukelie, deportato nei campi di concentramento nazisti ed ucciso dalle SS. Sotto al video la storia completa, raccontata dagli stessi C.F.F.

Semplicemente C.F.F.

Precedentemente conosciuti come C.F.F. e il Nomade Venerabile, dalla primavera del 2014 la band ha scelto di tornare all’essenziale, a cominciare dal nome (semplicemente C.F.F.), e di ridurre la formazione a soli tre elementi (Anna Maria Stasi – voce, tastiera e percussioni; Anna Surico – chitarre e sequenze; Vanni La Guardia – basso, percussioni e cori) ed ora si ripresenta con un nuovo album, “Canti notturni”, che rientra tra le 19 nuove produzioni discografiche che diffondono la cultura musicale pugliese ammesse a finanziamento Puglia Sounds Record 2015.

Perché “Canti Notturni” ?

“Abbiamo scelto di chiamare così il nostro nuovo album” – affermano i C.F.F. “perché la notte è il posto delle storie dimenticate, come quella del pugile sinti Rukelie, raccontata nel brano Come fiori. La notte è il momento in cui i ricordi più intensi tornano a trovarci, come quelli illuminati dal sorriso di Livia Mezzapesa, a cui abbiamo voluto fortemente dedicare. Forse di notte ogni cosa si rivela e rivela ciò che siamo veramente, in uno spazio-tempo liberato in cui riconciliarci anche con le nostre ombre, le parole non dette, le scene incompiute, i sentimenti impigliati tra le parole dei testi di più d’una delle nostre nuove canzoni. La notte è soprattutto il luogo dove riprendono vigore i sogni, nostro motore e orizzonte.”

“Canti notturni” sarà disponibile dal 15.10.2015 nei migliori negozi di musica (distribuzione Audioglobe) e in formato digitale sulle principali piattaforme di vendita online (distribuzione Believe Digital).

Il Video in anteprima di “Come Fiori”

La storia di Rukelie

Rukelie era un pugile di origine sinti, nato ad ­Hannover, nella Germania nazista.

Il suo­ nome di battesimo era Johann Trollmann ­ma la sua prestanza fisica gli valse il soprannome con cui divenne celebre: Ruke­lie (dal romanì “ruk”, albero).
Ben prima del più noto Alì, inventò la t­ecnica della danza sul ring, che contrib­uì, da un lato, a renderlo un autentico ­divo tra le donne, dall’altro, ad accres­cere la sua fama di campione, al punto c­he per Rukelie giunse presto il momento ­di sfidare per il titolo l’”ariano” Adol­f Witt.
A Rukelie bastarono poche riprese per sf­iancare Witt ma quella sera tra il pubbl­ico c’era il gerarca nazista Georg Radam­m, presidente dell’associazione dei pugi­li tedeschi, che interruppe l’incontro c­on una scusa, pur di non subire l’affron­to di dover incoronare uno “zingaro”.
Il pubblico tedesco incredibilmente prot­estò ed invase il ring, portando in trio­nfo Rukelie, che scoppiò in un inconteni­bile pianto di gioia.
Ma la federazione non poteva tollerare c­he la corona fosse in mano ad uno “zinga­ro”, per cui con un comunicato ufficiale­ tolse il titolo a Rukelie, sostenendo c­he le lacrime non erano degne di uno spo­rt come la boxe (peraltro tra i preferit­i di Hitler in persona).
Prima del successivo incontro per il tit­olo tra Eder e Rukelie, i dirigenti nazi­sti convocarono l’”albero” e gli ordinar­ono di restare fermo al centro del ring,­ a guardia sempre bassa. Insomma, la sco­nfitta era annunciata e Rukelie si adegu­ò a quella farsa, presentandosi sul ring­ cosparso di farina e con i capelli tint­i di biondo. Dopo qualche round cadde al­ tappeto sotto i colpi incessanti di Ede­r, in una nuvola bianca che inghiottì pe­r sempre la sua carriera.
Da quel momento, Rukelie fu costretto a ­combattere nelle fiere di paese, per pot­er mantenere la sua famiglia, da cui per­ò dopo pochi anni venne separato, per es­sere prima sterilizzato e poi deportato ­nel campo di concentramento di Neuengamm­e.
Qui fu riconosciuto da un ex arbitro di ­boxe e fu costretto ogni sera, dopo stre­manti turni di lavori forzati, ad affron­tare in combattimento, uno dopo l’altro,­ gli uomini delle SS, che avevano gioco ­facile di un ex campione umiliato nel fi­sico e nell’anima.
L’ultima sera della sua vita Rukelie gon­fiò il petto d’orgoglio, armò i pugni di­ rabbia disperata e mise ko il kapò del ­campo.
Mentre rientrava nella sua baracca dormi­torio, fu raggiunto da alcune SS mandate­ per vendetta dal kapò, che lo massacrar­ono di botte.

…eppure noi non vogliamo convincerci c­he quell’uomo che durante tutta la sua v­ita non aveva mai smesso di combattere e­roicamente, sopra e sotto al ring, sia m­orto quella notte.

I testi di “Canti notturni” in anteprima

01.Un paese innocente
(musiche: C.F.F. / testo: Anna Surico)

Nel paese dove sei falena
non hai squame sulle ali ma polvere da sparo
il tuo volo di silenzio forte mi ha sorpreso, come le prime piogge.

Io cammino, respiro e sorrido come se mi guardassi
come se d’improvviso potessi incontrarti
splendo di luce obliqua che non illumina, non innamora.

Nel paese delle piazze pacifiche, delle percosse democratiche
degli amori finiti sulle linee telefoniche
mi ha sorpreso il tuo silenzio, forte mi ha sorpreso
come le prime piogge.
Nel paese dove tutto trema, un sisma con epicentro il cuore
crolla tutto addosso e dentro, macerie di noi su di noi
e nessuno verrà a salvarci.

Io cammino, respiro e sorrido come se mi guardassi
come se d’improvviso potessi incontrarti
splendo di luce obliqua che non illumina
splendo di luce obliqua che non illumina
non innamora, non innamora, non innamora.

02.Quando viene marzo
(musiche: C.F.F. / testo: Vanni La Guardia)

Quando viene marzo pensa a ciò che hai perso
lasciato scivolare tra inverno e disimpegno
a ciò che non possiedi e che non lascia segno
hai perso te stesso perchè perdevi il tempo.
Prevedi e ricordi ma dimentichi il presente
vibra e scintilla il movimento dell’essente
ci supera la vita, si estende pre-esistente
contiene il tramonto questo nostro occidente.

Dal tempo dei templi, a quello dei mercanti
l’anima non basta a scandire gli eventi
aevum aion eterno stabile assoluto
mi comprendo soltanto perchè sono finito.

Come quel che provi veramente e non ostenti
come impegno scolpito da profondi silenzi
come acqua per germogli indocili ai venti
come angeli tra corpi immutabili e sapienti.
Così sei tu, un’idea che migra mentre tutto si dilegua.

Dal tempo dei templi, a quello dei mercanti
l’anima non basta a scandire gli eventi
aevum aion eterno stabile assoluto
mi comprendo soltanto perchè sono finito
perchè sono finito…

03.Stelle nere
(musiche e testo: Paolo Enrico Archetti Maestri)

Innamorate della notte
le stelle nere si lasciano cadere
ci vuol coraggio a naufragare
un livido sul cuore ed un passato da dimenticare.
Abbandonate dalla luna
le stelle rare si tuffano nel mare
luci gemelle nel riflesso
danzando libere sul precipizio dell’abisso.

E non c’è niente che mi faccia stare in pace con il mondo
come quel canto furibondo.

Allontanate dalla luce
le stelle amare si mettono a cantare
le puoi sentire lacerare l’ombra
voci ribelle sulla vertigine dell’onda.

E non c’è niente che mi faccia stare in pace con il mondo
come quel canto furibondo.

04.Forse (in memoria di Livia Mezzapesa)
(musiche: C.F.F. / testo: Vanni La Guardia)

Forse è la paura che pesa la vita
dopo quello che le lascia l’incredulità
o forse no.
Che cosa è il coraggio? Che cosa l’amore?
Sentire la gioia di una passeggiata al sole
o forse, o forse no.

Quando la guerra dei sorrisi sarà vinta
gli occhi fenderanno l’aria
di notte serena e dolce luna dipinta
stella rivoluzionaria.

Forse è la speranza che àncora alla vita
con il gancio costruito dall’umanità
o forse no.
Che cosa è il cinismo? Che cosa l’incuranza?
Perdere l’incanto e non sentirne la mancanza
o forse no.

Produrre e consumare in questa terra ingiusta
oppure urlare ai sogni, andarne alla conquista
e perchè no?

Quando la guerra dei sorrisi sarà vinta
gli occhi fenderanno l’aria
di notte serena e di dolce luna dipinta
stella rivoluzionaria
Quando la guerra dei sorrisi sarà vinta
gli occhi fenderanno l’aria
di sera gentile e luce di stelle dipinta
madre rivoluzionaria

Forse è la paura che pesa la vita
dopo quello che le lascia l’incredulità.

05.In assenza di gravità
(musiche: C.F.F. / testo: Anna Surico)

Le notti le passi a controllare
il respiro del pavimento
per paura che morendo
possa crollarti sotto
i giorni ti succhiano i polsi
ma è il tuo ventre che si gonfia
mentre sogni di pesarti
in assenza di gravità.
Ma la tua leggerezza è un inganno
immagini, tu non vivi
incolli quei giorni
che si staccano con l’alba
così come il sole
sembra faccia con la terra
ogni giorno ricuci quei polsi
ogni giorno incolli quei giorni.

La frana è lineare
le radici son la saliva dei baci mancati
la frana è lineare
le radici son la saliva dei baci mancati.

Ti ho sentito bisbigliare stanotte
chiedevi alle sue dita di salvarti le vene
ma ora puoi andare
raccogli le foto
le notti che non dormono
raccogli i tuoi baci, le lame dei polsi
sputa l’amore

La frana è lineare
le radici son la saliva dei baci mancati
la frana è lineare
le radici son la saliva dei baci mancati
(la cornice è perfetta, la colla è la saliva)

06.Come fiori
(musiche: C.F.F. / testo: Vanni La Guardia)

Non è Hurricane, né Rocky contro Drago
né Million Dollar Baby o Toro scatenato
questa è la storia di un pugile impigliato
tra pezzi di memoria e filo spinato.
Nato “zingaro da sterilizzare”
la danza dei guantoni faceva innamorare
esplose ad Hannover la mia fama di campione
per tutti Rukelie – l’albero – era il mio nome.

Noi sinti siamo come fiori
ci possono strappare
o lasciare a seccare
ma vivi di colori sempre
noi sinti non possiamo
che ritornare

Misi al tappeto anche Adolf Witt l’ariano
la federazione rese quel trionfo vano
m’impose la sconfitta nell’incontro successivo
poi la deportazione mi rese inoffensivo.
La loro derisione col mio orgoglio si scontrò
nel campo quella sera fu per tutti il kappaò
nemmeno il rimorso potè accorgersi di me
fui massacrato al buio nell’inverno del ‘43.

Noi sinti siamo come fiori
ci possono strappare o lasciare a seccare
ma vivi di colori sempre
noi sinti non possiamo
che ritornare.
Potessi riannodare i giorni
li intreccerei alle corde di un’altalena
che fluttua in aria a perdifiato
tra l’alba e il naufragare
dell’infinito.
Potessi leggerti nel cuore
le curve tortuose che fa la distanza
le scioglierei nel grande boulevard
che taglia i confini
della somiglianza.

07.Un solo minuto di vita iniziale
(remix feat. De Veggent)

08.Canto notturno
(musiche: C.F.F. / testo: Anna Surico)

Pensavo di essere
quel tipo di ombra che
non ha bisogno di
una fonte luminosa
invece mi sbagliavo
per questo, come ombra, io mi sono persa
e invece mi sbagliavo
per questo, come ombra, io mi sono persa.

Ora non ho più
bisogno di illuminare
la mia strada perchè
essa non è mai più buia di me
essa non è mai più buia di me
non è mai più buia di me
non è mai più buia di me.

Un buio nel buio
è la forza immensa dell’oscurità.

09.Il mio inverno (bonus track)
(musiche: C.F.F. / testo: Anna Surico)

Se potessi fermarmi ti direi chi sono
perchè ho queste mani
perchè non chiudo gli occhi mentre dormo
se potessi tacerli questi estranei
saresti il primo sconosciuto a cui chiederei di restare.

E allora restiamo così
apparentemente lontani ma mai abbastanza
vicini da poterci sfiorare con le labbra che non sian solo parole
sfiorare con le labbra che non sian solo parole.

Se potessi fermarmi seguirei le tracce
che hai lasciato sulla neve
ma non è lo stesso inverno
questo spezza l’acciaio, incrina le schiene
è luminale rubato a un cane
e mentre dormo
io non mi lascio accarezzare.

E allora restiamo così
apparentemente lontani ma mai abbastanza
vicini da poterci
sfiorare restiamo così
apparentemente lontani ma mai abbastanza
vicini da poterci sfiorare con le labbra che non sian solo parole
sfiorare con le labbra che non sian solo parole.

Se potessi fermarmi
resterei in quell’angolo di mondo
dove si può osservare tutto
senza essere visti
e tu
saresti il mio tutto.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!