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Micah P. Hinson – Broken Arrows

2015 - Bronson
folk / songwriting / punk

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Tracklist

1. Why Yes I Was Born Yesterday
2. Looking Outside
3. In The Making
4. The Oregon Vortex
5. Chinatown
6. Whilst Rabbit Run
7. I Sleep Tonight (Duet)
8. The Downside
9. A Pleasure To Burn

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Il Micah P. Hinson che ci troviamo davanti ad ogni nuovo disco non è mai la stessa fottuta persona. Voce mutante, band mutante, mani mutanti, tutto storto ma con il comune denominatore dell’esser pervaso dal demone della musica sabbiosa, che sia essa nipote lontana di Johnny Cash o Hank Williams oppure una sequela di bastonate “mute” come in questo nuovo “Broken Arrows”.

Così, da buon texano, Micah ripone la penna e tira fuori il fucile (e qui i luoghi comuni si sprecano, ma datemi fiducia) e confeziona nove brani che trasudano elettricità e sangue, e lo fa al fianco dell’amico e collaboratore T. Nicholas Phelps (il buon Nick lo trovate anche a zonzo per due o tre album di nonno Waits). E anche quando l’ugola è silenziosa le mani, ed il cuore, di Hinson donano emozioni furiose, furiose come l’opener “Why Yes, I Was Born Yesterday” (già nota come “Born Yesterday (Broken Arrows)”, appunto, presente sul disco 2012 “Micah P. Hinson and The Junior Arts Collective”) che si fa foriera di una tonnellata di fuzz assordante spinto alla considerevole velocità di uno sporco lo-fi garage psicopatico, marcio come non mai e imbottito d’anfe.
La strada della “violenza” continua il suo percorso con l’infezione punk (avete letto bene) della stronzissima “Chinatown”, sberla atonale pregna di rumore e fastidio. Approda tra questi solchi anche una certa qual tendenza all’indie rock novantiano (come se i Pavement si fossero calati un acido assieme allo sozzume dei Motorpsycho di quegli anni lì) e così compare la malinconica “In The Making” che intreccia alla distorsione chitarristica un pianoforte fulgido e cristallino che torna a trillare anche sugli afflati western di “Whilst Rabbit Run”, straziante e lenta come non mai. Ricomincia a parlare, Micah, sul classicheggiante movimento pop (con l’occhiolino strizzato alla parte più remmiana dei Minus 5) di “I Sleep Tonight (duet)” e accarezza l’animo e lo fa assieme a Nick, creando un intreccio mica male solo per riprendere le origini folk/country sulla successiva “The Downside” che piomba a banjo spianato su una highway nel deserto. Chiudono la partita gli spettacolari (ed abissali) sei minuti di “A Pleasure To Burn”, crescendo furioso di chitarre elettriche esplosive ed acustiche, pianoforte pompato, bandoneon e batteria in un maelstrom ottundente di rumore emotivo che lascia sviscerati lì sul posto.

Stupefacente come la miglior droga acustica (leggi musica d’autore senza pari) ed emozionante come potrebbe essere l’alba su Marte, questo gioiellino che si chiama “Broken Arrows” si rifiuterà di alzarsi tanto presto dai vostri giradischi. Ah, quasi dimenticavo, esce per l’italiana Bronson, mica(h) cazzi.

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