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Slayer – Repentless

2015 - Nuclear Blast
thrash metal

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Tracklist

1. Delusions Of Saviour
2. Repentless
3. Take Control
4. Vices
5. Cast The First Stone
6. When The Stillness Comes
7. Chasing Death
8. Implode
9. Piano Wire
10. Atrocity Vendor
11. You Against You
12. Pride In Prejudice

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Dopo oltre trent’anni di carriera e dopo sei di silenzio, gli Slayer tornano con “Repentless” – senza pentimento – e con una formazione rivisitata in seguito alla tragica scomparsa del grande Jeff Hanneman. È come la fine di un’epoca, uno snodo fondamentale per la storia di una band divenuta, nel corso degli anni, autentica istituzione per il mondo del metal tutto.

“Repentless” è una ripresa di quelli che sono i tratti fondamentali del sound degli Slayer, specialmente dopo il non brillante “World Painted Blood”, in cui la band di Los Angeles aveva curato soprattutto la creazione di atmosfere nuove, diverse, più opache e, conseguentemente, anche strutturato brani dall’incedere meno veloce e aggressivo.
Che con “Repentless” un riscatto ci sia stato s’evince chiaramente anche ascoltando le prime tre tracce: la prima, “Delusions Of Saviour”, è caratterizzata da un imponente crescendo che catapulta l’ascoltatore nel mood-Repentless. Poi la titletrack, in cui Araya sembra voler gridare con tutta la forza a sua disposizione la rabbia contro un mondo che va in direzione opposta rispetto a quella auspicabile. “Take Control” è un altro bel pezzo in cui è eccellente la prestazione di Paul Bostaph alla batteria. La violenza di “Cast In The First Stone” e “Vices” anticipa il pezzo più lento di tutto il disco, collocato intelligentemente al giro di boa, prima di una seconda metà in cui gli Slayer martellano leggermente meno di quanto fatto nella prima, pur mantenendo una certa costanza e non concedendo mai nessun passaggio a vuoto.

Non tutti i pezzi sono egualmente ispirati e di certo non si può dire che “Repentless” sia il disco più originale della band, ma, nel complesso, si tratta di un ritorno gradito, con cui gli Slayer confermano di aver ancora tanto da dire e di saper fare la loro musica ancora con lo smalto d’un tempo. Non stiamo parlando di un capolavoro, ma di un disco complessivamente positivo, sicuramente superiore all’ultimo: son tornati gli Slayer del trash, che strappano applausi anche senza brillare in maniera particolare. L’assenza di Hanneman pesa e peserà, ma la sensazione è che possano superare anche questa prova e continuare a regalarci della gran musica.

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