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New Order – Music Complete

2015 - Mute
elettronica / new-wave

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Tracklist

1.Restless
2.Singularity
3.Plastic
4.Tutti Frutti (feat. Elly Jackson)
5.People On The High Line
6.Stray Dog (feat. Iggy Pop)
7.Academic
8.Nothing But a Fool
9.Unlearn This Hatred
10.The Game
11.Superheated (feat. Brandon Flowers)

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Sarò cattivo, ma non tanto con i New Order. Peter Hook è stato una colonna portante del progetto Joy Division/New Order dal 1977, una musica che ormai tira dritta da quasi quarant’anni, il suono di un progetto che è passato sopra alla morte della sua anima, e che fa di loro – fino a prova contraria – una band oramai immortale (chissà se all’Inferno o in Paradiso); e di certo non sarebbe stato l’abbandono di Hook a chiudere i giochi, anche se la gestazione di quasi tre anni per “Music Complete” (dieci se si pensa che “Lost Sirens” era composto di materiale del 2005) non è stata per niente tranquilla date le tensioni che si sono create nel gruppo, con Hook stesso che da quando ha lasciato la band non le ha mandate di certo a dire ai suoi ex compagni, i quali starebbero – dice lui – fingendo consapevolmente di essere ancora i New Order.

“Music Complete” è una parabola che tende una mano allo stile dance – soprattutto in “Plastic” e “Unlearn This Hatred” – e l’altra ad un sound sempre elettronico dove però la struttura di band “normodotata” emerge con una certa forza, come in “Restless”, opening track e primo singolo molto pop-rock pubblicato dalla band. L’incontro tra le due linee guida genera un ibrido inaspettato che somiglia ad un suono vagamente funky come in “People On The High Line” e soprattutto in “Tutti Frutti”, – dal celebre rock’n’roll di Little Richard del 1957 – che presenta un testo parzialmente in italiano.
“Stray Dog” è un viaggio strumentale sopra il quale la voce narrante di Iggy Pop, profonda e lenta, disserta sulla felicità e sull’amore. “Academic” è probabilmente la migliore canzone del disco, un disco giovane i cui testi però sono spesso ancora alienati, ancora da sottocultura (nonostante i quasi sessant’anni di Sumner & co.), e sembrano talvolta stridere, quasi litigare con la musica, una caratteristica della band che vediamo fin da “Closer” del 1980, degli allora Joy Division, dove Curtis cantava già dall’oltretomba sulle musiche di Hook, Sumner e Morris, i quali invece crescevano e correvano musicalmente su una strada totalmente diversa, dove cambiano i protagonisti ma i New Order vivono ancora una gioventù matura, o un’anzianità ribelle.

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