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Luca Carboni – Pop-Up

2015 - Sony Music
pop / songwriting

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Tracklist

1. Luca Lo Stesso
2. Milano
3. Bologna È Una Regola
4. La Nostra Strada
5. Chiedo Scusa
6. Dio In Cosa Crede
7. Tanto Tantissimo
8. 10 Minuti
9. Happy
10. Epico
11. Invincibili

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Il cambiamento raramente è confortevole
(A. A. Penzias)

Qualcuno si ricorderà sicuramente di Luca Carboni. Era quello che negli anni ’90, un periodo in cui tutto quello che poteva andare storto andò storto, faceva il verso alla musica italiana da classifica con brani che, regolarmente, finivano in classifica. Andava in giro per radio e canali televisivi a raccontare come il parlar d’amore nelle canzoni fosse ormai superato da una “coscienza inedita” ed allo stesso tempo scriveva cose come “Farfallina”. Un pensionamento dei sentimenti che faccia sì, tuttavia, che non si veda l’ipocrisia di fondo.

Qualche tempo fa Carboni ha fatto la boutade classica, quella che ti aspetti da uno che sta diventando palesemente vecchio ma non lo vuole far capire: “ero un fan dei Nirvana”. Una cosa tipo: “si, avevo tutti otto a scuola, però quando potevo me ne andavo in giro a derubare vecchiette e a picchiare barboni”. Come a voler esorcizzare o giustificare un comportamento ritenuto, da un punto di vista del tutto personale, palesemente sbagliato.
Caro Luca Carboni, a me non me ne frega un cazzo di cosa ascoltavi ed ascolti segretamente in bagno, sotto la doccia, o sulla tazza del cesso. La tua musica è stata sempre pretenziosa e volgare, priva di ispirazione e sconclusionata. E permettimi di dirti che canta meglio un piastrellista di diciotto anni uscito da X-factor che tu. Col senno di poi tutto questo potrebbe anche risultare come conseguenza diretta della tua devozione per i Nirvana. Non vorrei essere offensivo e non mi piace essere offensivo con le persone indifese. Questo artista però mi risulta privo talento, di creatività e, forse, nemmeno in possesso delle basi per poter reclamare un premio “alla carriera”.

Ma tant’è. Questo Pop Up è il dodicesimo disco da studio di Carboni (il diciottesimo complessivamente) e, come tutti i suoi lavori in precedenza, fa bella mostra di sé in classifica in Italia. I temi si sono adeguati e le sonorità anche. Carboni ha capito cosa serve e ora il suo nuovo motto è: “ditemi quello che devo fare e io lo faccio”. Chiaro no? Il cantautore impegnato deve adorare tre icone fondamentali per assurgere a tale ruolo: l’amore (inteso anche come sesso, per non perdere la piega AOR), la politica e la società. Pop Up riporta fedelmente questa somma, questo diktat, e ne fa buon uso. L’inizio è autobiografico con il brano “Luca lo stesso”. Rivendicare le origini nonostante gli anni che passano, anche questo potrebbe essere una sorta di “schema” classico del cantautore che attinge da sé stesso quale fonte di ispirazione. Si passa poi alla celebrazione dell’Italia con un doveroso tributo alla sua Bologna con “Bologna è una regola” e “Milano”, che, tuttavia, risulta essere più un tributo personale ad eventi che lo riguardano direttamente, piuttosto, che una scarna celebrazione della metropoli in sé. C’è poi la dialettica impegnata di “Dio in cosa crede” e “Chiedo scusa”, e fanno capolino anche i temi legati all’amore, ad esempio il brano “Dieci minuti”, che descrive quei fatidici 10 minuti di attesa del ragazzo sotto casa della ragazza.

Vi siete annoiati abbastanza? Io si. Ma tanto che differenza fa? Vi siete fissati con questa cosa del: “è sempre meglio di Tizio, Caio e Sempronio”, oppure: “e allora di coso cosa dovremmo dire? Lui si che fa schifo!”. Avete costruito famiglie, aziende e tesi di laurea su sto paradigma di “A è comunque meglio di B”. Non è una questione di sistemi di riferimento. Sia chiaro. Qui è proprio come se ci fosse un filo al diamante impossibile da tagliare tra quello che deve piacere a voi e ad altri e la sua soddisfacente giustificazione, cioè quello che vi fa schifo. Ci sono millemila manager, produttori, PR di case discografiche che la pensano esattamente allo stesso modo. E dopo di questi c’è, come naturale conseguenza, Pop Up di Luca Carboni.

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