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Mercury Rev – The Light In You

2015 - PIAS / Bella Union
rock / alternative / dream-pop

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Tracklist

1. The Queen of Swans
2. Amelie
3. You've Gone With So Little for So Long
4. Central Park East
5. Emotional Freefall
6. Coming Up for Air
7. Autumn's in the Air
8. Are You Ready?
9. Sunflower
10. Moth Light
11. Rainy Day Record

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Fra i maggiori pittori surrealisti degli ultimi due decenni, ci sono anche i Mercury Rev. Al principio degli anni novanta, con le loro colonne sonore sognanti e lontane dall’esser classificabili all’interno di qualsivoglia sottogenere del rock, i Mercury Rev hanno scritto pezzi fondamentali per comprendere tutto il movimento neopsichedelico mondiale. Dopo il brillante inizio, a una lunga fase calante ha fatto seguito un assordante silenzio durato sette anni e terminato da poco con “The Light In You”, ottava fatica discografica della band.

I Mercury Rev di oggi riescono ad affondare sonorità pop rock in atmosfere oniriche, grazie a spunti elettronici e orchestrali che rimandano alla band che fu. La distanza si riduce, ma resta: accanto a una buona maggioranza di pezzi ispirati, ce ne sono altri che non convincono quasi per nulla. Positiva è la partenza, con “The Queen Of Swans”, il crescendo di “You’ve Gone With So For So Little Long” e l’oscura “Central Park East”. Nella fase centrale i Mercury Rev zoppicano maggiormente, ma riescono a regalare comunque pezzi imponenti come “Autumn’s In The Air”, in cui l’atmosfera autunnale è resa attraverso un sound delicato e timido, prima di un climax in cui cresce la tensione e brevissimi echi di chitarra distorta si stagliano sull’orizzonte grigio del pezzo, prima di un finale sfumato. “Sunflower” spicca per la sua originalità, fra fiati, wah-wah, robuste linee di basso e incedere saltellante, nonostante risulti meno efficace se contestualizzato all’interno di “The Light In You”. Tensione alta anche nel finale, con “Rainy Day Record”, tutta giocata su percussioni incalzanti.

Nel complesso, “The Light In You” risente del divario che c’è fra ciò che funziona e ciò che non va, ma è comunque un buon ritorno per una band che ribadisce di non aver sparato tutte le cartucce e di poter ancora dire qualcosa stabilizzandosi su livelli medio-alti.

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