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Izah – Sistere

2015 - Nordvis Production
post-metal / sludge

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Tracklist

1. Indefinite Instinct
2. Duality
3. Finite Horizon
4. Sistere

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Al debutto su lunga (lunghissima) distanza dopo 10 anni di gavetta e sostanziale anonimato, gli olandesi Izah centrano un punto clamoroso ed esaltante. “Sistere” è un album impetuoso, un manifesto per una potenziale rinascita della scena post-metal, da anni ormai cristallizzata nei movimenti stanchi di cloni avventurosi ma senza talento.
È un fiume di lava riconoscibilissimo quello degli Izah, che affondano radici forti nelle colonne del genere, Isis e Neurosis su tutti. Al quintetto olandese riesce però alla grande un’audace operazione di arricchimento della lezione di questi ultimi, frutto di una passione innata per la sperimentazione, sia di stampo avanguardistico che di animo progressive.

Gli oltre 70 minuti di “Sistere” sono un percorso ascetico alla scoperta di quelle infinite potenzialità dell’universo post che sembravano ormai dimenticate: l’opener “Infinite Instinct” esce da un inferno di violenza noise e furore hardcore riuscendo e finisce per navigare a vista in un continuum di malinconici flutti sintetici; “Duality” si dimena tra le due nature opposte dell’animo umano, rese in musica dall’opera delle tre chitarre che, senza perdersi in complessismi, descrivono  con la stessa sorprendente efficacia movimenti tellurici e calme riflessioni.  E se “Finite Horizon” è il pezzo più canonico dell’insieme, con il suo incedere drammatico e la bella messa in mostra dell’armamentario vocale della band – diviso tra liriche pulite, sofferte ed espressive, urlati di rara intensità  e campionamenti inquieti – la conclusiva title track è una cattedrale destinata a durare e a splendere nel tempo: trentuno minuti che trasudano tutto il coraggio, l’attitudine e il talento di una band che non  faticherà a incidere il proprio nome nell’olimpo del genere. Difficile descrivere tutti i momenti di quella che è a tutti gli effetti un’opera nell’opera, un’allucinante prova di forza, che alza l’asticella e sembra consegnare al combo olandese il difficile ruolo di portavoce di un nuovo ipotetico movimento: muovendosi dai territori blackgaze della prima parte, il brano si immerge nel furore drammatico e psichedelico della parte centrale fino a suonare, nel lungo e dilatatissimo finale, l’essenza stessa dolore e della malinconia più letale.

Facciamola breve: “Sistere” è un disco pazzesco.

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