Una parete con 9 fotografie, istantanee di storie e vite vissute, non necessariamente in prima persona, che attirano lo sguardo e l’attenzione fino ad isolare dal contesto, dai rumori di fondo, da ciò che si stava facendo o pensando.
Dalle ceneri dei C.F.F. e il Nomade Venerabile, ecco questo nuovo progetto che, messi da parte nomadismo, distorsioni e teatralità, riparte dal piccolo e dall’intimo, con n. 2 Anna – A. Maria Stasi alla voce, tastiera e percussioni + A. (e basta) Surico dedita a chitarre, pedali e programmazioni – e n. 1 Vanni – La Guardia addetto a basso, percussioni e cori – ad incantare e rapire ora con voce e poco altro ora con brani più corposi e completi.
Nonostante la semplicità e la linearità di fondo, “Canti notturni” è caratterizzato da una gradevole eterogeneità sonora in grado di adeguarsi con criterio ed eleganza a testi omogenei e coerenti come stile e tematiche affrontate. E quindi è cosa buona e giusta perdersi nell’ampia melodia di “Il mio inverno”, nell’incedere elettrico e trattenuto alla Moltheni di “Canto notturno” e come pure nella delicata e docile diamonica di “Stelle nere”.
Un bel disco, davvero, anche perché ci ricorda come per colpire in profondità, a volte, sia sufficiente puntare sulla semplicità, sull’autenticità e su pochi ma significativi dettagli. Tutto qui.