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Isaak – Sermonize

2015 - Heavy Psych Sounds Records / Small Stone
stoner

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Tracklist

1. Whore Horse
2. The Peak
3. Fountainhead
4. Almonds & Glasses
5. Soar
6. Showdown
7. Yeah (Kyuss)
8. Lucifer’s Road (White Ash)
9. Lesson n.1
10. The Frown Reloaded
11. The Phil’s Theorem
12 – Sermonize

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Tornano con un nuovo lavoro i genovesi  Isaak, una delle realtà di punta della scena stoner italiana, a tre anni di distanza dal precedente “The Longer the Beard, The Harder They Sound”.

Il disco, questa volta prodotto in Italia dalla Heavy Psych di Gabriele Fiori e negli Usa dalla Small Stone, ripresenta le peculiarità tipiche del loro sound con dosi massicce di riff, chitarre calde, cambi di ritmo improvvisi, ma soprattutto una compattezza davvero invidiabile e non poi così comune anche in un genere che dovrebbe esserlo a priori.
I riferimenti sono sempre gli stessi per la band di Genova, su tutti  Orange Goblin ma anche Kyuss, il tutto però mischiato con una buona dose di personalità.

Dopo un intro/primo brano desertico solo chitarra e voce, con “The Peak” si riconosce subito il loro tipico marchio di fabbrica, ma rispetto al passato sembra essere aumentata la dose di southern , così come nella successiva “Fountainhead” dotata di un ritornello che fa davvero fatica a togliersi dalla testa.
“Almonds & Glasses” è invece un brano un po’ differente, in quanto la voce di Giacomo Boeddu, resta quasi marginale ed esce soprattutto la notevole  chitarra di Francesco Raimondi, sostenuto da una sezione ritmica sempre incalzante e precisa, probabilmente il brano più interessante secondo il modesto parere di chi scrive. E’ un disco molto maturo e curato quello degli Isaak, con un tocco di malizia e melodia in più rispetto al passato che comunque non guasta e non stona affatto nell’insieme. Ci sono anche aperture quasi doom come nella parte iniziale della bella e cadenzata “Lucifer’s Road (White Ash)”.

Nota di merito per la ballata conclusiva che è anche la title track con un ottimo lavoro alla voce di Giacomo, che per una volta decide di non sbranare il microfono, a favore di un cantato più tranquillo e quasi sussurrato. Degna conclusione di un disco che mostra gli Isaak davvero in forma e pronti per radere al suolo i vari palchi che calcheranno, portando in giro il loro “Sermonize”.

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