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Lucio Leoni – Lorem Ipsum

2015 - Lapidarie Incisioni
songwriting

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Tracklist

1. Luna
2. A me mi
3. Domenica
4. Tavolino
5. Fuori da qui
6. Prima campanella
7. Guardami
8. Na Bucia
9. Amami

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Seconda pubblicazione per il cantautore e produttore musicale romano Lucio Leoni, in arte Bu Cho, classe 1981. “Lorem Ipsum” è il lavoro ben congeniato di un (ormai) ultratrentenne simpatico e spigliato, in grado di comporre musiche piacevoli e testi semplici (freschi e ragionati, probabilmente in buona parte autobiografici), scorrevoli, incisivi e venati di una malinconia consapevole e delicata, che si rifanno alla grande tradizione cantautoriale italiana, strizzando l’occhio qua e là al rap del primo Jovanotti (con contaminazioni a là Gil Scott Heron, senza la spiccata polemica politica che distingueva i testi del poeta musicista nero).

Gli argomenti toccati dalle nove tracce che compongono il disco vanno dall’angoscia esistenziale di una generazione in difficoltà (quella dei trentenni odierni, illusi dalla e disillusi della vita) alla canzone d’amore e malinconia più classica, passando per una visione del mondo colorata di ironia e ottimismo, a tratti lievemente sardonico, che immergono tutto in un filtro color seppia dal gusto agrodolce. Il disco si apre con “Luna”, monologo metaforico dal climax ruggente, in cui il David Bowie di “Heroes” si mescola con il fuzz martellante dell’alternative rock. La successiva “A me mi” è una sorta di manifesto generazionale di quella fetta di trentenni di cui si diceva pocanzi, ragazzi pieni di speranza che si sono visti sfilare davanti il treno delle occasioni senza riuscire ad acchiapparlo, fermi lì sui binari, straniti, come in un limbo appena percepito e pertanto ancor più difficile da superare. “Domenica” è nostalgia in 8mm dai contorni sfocati, un volto di ragazza e un fruscio di capelli di grano accarezzati dal vento impertinente che soffia in riva al mare, sulla battima, in una giornata di settembre diafana e ovattata, mentre l’acqua fredda e viva del mare lambisce i piedi nudi facendoli formicolare. “Tavolino” è uno stornello che danza su una chitarra pizzicata sullo stile de “Il Gorilla” di De André/Brassens, costellato da esplosioni rock in puro stile “Maniscalco Maldestro” dei primi dischi (interessante gruppo rock pop italiano con base a Volterra). “Prima campanella” è la sagace descrizione del primo giorno di scuola attraverso gli occhi di un piccolo Lucio Leoni arguto e provocatorio, un torrente di parole che richiama la tecnica già utilizzata con successo nella seconda traccia del disco e si configura come una buona prova di rap italiano. In “Na bucìa” un tappeto di percussioni tribali fa da sfondo a un’ode nostalgica alla città di Roma che fu, quella della fine degli anni ’80, primi ’90, mentre l’autore ricorda le storie che suo padre usava raccontargli sui personaggi caratteristici dell’epoca.

La chitarra acustica leggera e ritmata di “Amami”, con una buona prova vocale e una discreta interpretazione artistica, chiude con delicatezza e dolcezza il disco, che nel complesso si rivela essere un’opera ben ragionata e costruita dalla quale derivano grandi aspettative e curiosità per i lavori futuri.

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