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Panic! At The Disco – Death Of A Bachelor

2016 - Fueled By Ramen
rock / pop / alternative

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Tracklist

1. Victorious
2. Don’t Threaten Me With A Good Time
3. Hallelujah
4. Emperor’s New Clothes
5. Death Of A Bachelor
6. Crazy=Genius
7. LA Devotee
8. Golden Days
9. The Good, The Bad And The Dirty
10. House Of Memories
11. Impossible Year

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I nuovi Radiohead. Così sono arrivati a definirsi qualche tempo fa i Panic! At The Disco. E se si facesse riferimento agli ultimi prodotti musicali della band di Thom Yorke la cosa potrebbe anche risultare attinente alla realtà. Non è da escludere dal novero delle cose fatte alla “Radiohead” così come citato dai membri del gruppo, ovviamente, questo “Death Of A Bachelor”, che aiuta a comprendere il furbo talento della band di Brandon Urie, che nella propria carriera hanno largamente usufruito del fatto che, fondamentalmente, i Panic! At The Disco un vero e proprio genere sotto il quale accasarsi non ce l’hanno.
Così, quando c’è bisogno, si fa quel che si può con quel che si ha, che in una visione “utilitaristica” del mondo dell’arte potrebbe anche essere un discreto vantaggio ed un aspetto encomiabile della questione. Ma qui stiamo parlando di una manipolo di ragazzotti con chitarra e basso e, quindi, no. Non è esattamente giustificabile che tu te ne vada in giro a fare quel che cazzo ti pare. O meglio. Puoi anche farlo però poi i fischi te li becchi tutti senza fiatare.

Questo “Death Of A Bachelor” se li merita i fischi? Cristiddio! Una valanga. Solo per il fatto di rappresentare il primo lavoro del gruppo dalla dipartita di Smith e Weeks meriterebbe ben più di qualche fischio. Poi, se si vuole evitare di sembrare uno snob prezzolato si può anche trovare la “chicca”, la “primizia”, l’”episodio isolato”, ma che fatica, ragazzi miei. Che fatica. Sonorità dei brani piuttosto potenti dai contorni rockettari, accompagnate da una struttura ritmica piuttosto ricercata per dare più corpo all’intero lavoro, che all’inizio sembra funzionare ma che scade nella noia troppo presto e per troppo tempo. Un esperimento in senso opposto è stato fatto con il brano “Victorius”, che, nel tentativo di essere sorprendente prende la strada della pura confusione sonora, delle trame spezzate, delle strofe acchittate tanto per non essere cantate ma urlate, e, qua e là, qualche coretto scemo.
Una situazione simile è possibile ritrovarla anche in “Hallelujah”, ma, in questo caso, siamo davanti a delle becere sonorità pop, e poi hip-hop, proto-dance, orpelli hard di bassissima qualità, sembra di essere in macelleria: “Signora cosa le do?”. Manca solo qualche scorreggia di gola in stile screamo ed il conto è fatto. La parola, a questo punto, passa subito ai fans, perché il termometro per misurare il valore di un album come “Death Of A Bachelor”, in questo caso, punta deciso sotto lo 0 e nemmeno un uragano di polveri sottili e carburatori sporchi potrebbe far salire l’indicatore di qualche punto di grado, e, quindi, è giusto che a considerare quanto fatto dai Panic! At The Disco in questo nuovo album siano gli affezionati ed i sostenitori, che troveranno, sicuramente, un punto di contatto con le cose che loro ritengono essere i prodotti migliori della band di Urie. Per quel che mi riguarda siamo di fronte alla solita, inutile operazione commerciale di una band che, parlando personalmente, non ha mai avuto granché da dire.

I Panic! At The Disco sono uno di quei gruppi nati dal marasma alternative nella prima metà dei ’00 e ne stanno subendo tutte le conseguenze. Allora era divertente perché i ragazzi avevano da poco iniziato ad assaggiare i diversi gusti di quella fornitura di generi così variegata, ma oggi tutto è così stucchevole e fuori luogo, imbarazzante, risibile, scontato ed anche un po’ snervante, perché è qui che inizi a capire che tra una trentina di anni bisognerà sacrificare più di qualche punto di PIL mondiale per tenere a galla questi artisti. Sono un gruppo sociale piuttosto ampio e sono già quasi completamente a corto di idee, di ispirazione e, inevitabilmente, saranno a corto di denaro, a quel punto i furti aumenteranno e le spese per la pubblica sicurezza schizzeranno alle stelle, il consumo di prodotti alimentari scadenti aumenterà, la salute generale, di conseguenza, peggiorerà e le risorse da trovare per il sostentamento del sistema sanitario nazionale raggiungeranno un livello insostenibile. Ma pensate mai a cose del genere quando decidete di incidere un disco con le vostre inutili band?

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