Impatto Sonoro
Menu

CALCUTTA – Spaziomusica, Pavia, 19 marzo 2016

calcutta_2015

La più bella rivelazione del pop italiano, nel 2015, porta il nome di Edoardo Calcutta. A quasi quattro mesi di distanza dall’uscita del disco che ha fatto cantare tutta Italia, l’effetto-“Mainstream” è ben lontano dall’essere sopito e – ammesso che ce ne fosse bisogno – Calcutta non ha fato altro che confermarlo davanti al pubblico di Spaziomusica, piccolo locale pavese per l’occasione colmo all’inverosimile.

All’interno di Spaziomusica il clima è solitamente caldo, l’atmosfera è intima e la distanza fra pubblico e artista tende a sfumare. Il sold out registrato il 19 Marzo per il concerto dell’artista di Latina ha – in parte – attenuato tutto ciò. Prima di lui, Massaroni Pianoforti, sorseggiando un amaro, ha presentato alcune tracce del suo disco in uscita fra qualche mese, dispensando sorrisi e battute fra un pezzo e l’altro. Di “Non Date Il Salame Ai Corvi” ha proposto soltanto “I Giorni Si Avvicinano” e, ovviamente, “Carlo (Il Passato è Passato)”. Massaroni ha lasciato il palco fra gli applausi convinti di un pubblico chiamato a canticchiare anche i ritornelli dei pezzi nuovi presentati a Pavia.

Dopo una breve pausa, Calcutta si presenta incappucciato con, al seguito, la sua band. Spaziomusica diventa già una bolgia e, prima ancora dei saluti, tutti già cantano a squarciagola: apre “Limonata” a cui segue subito “Frosinone”. Al termine di uno dei pezzi più ispirati dell’ultimo lavoro, Calcutta si presenta, saluta il pubblico col suo solito fare da chi non vuole prendersi troppo sul serio. Sul palco scherza, fa battute, presenta pezzi definendoli “incredibbbili”, parla della sua febbre e di un live che si prospetta negativo. Ma l’artista di Latina è ironico anche in questo: non fa fatica nelle parti più acute, è a suo agio quando c’è da usare un timbro più grave. E spesso gli basta soltanto iniziare le frasi, ché il pubblico è parecchio caldo e canta fino a sovrastare la sua voce. Prevedibilmente, si odono meno voci quando vengono proposti i pezzi di “Forse…”, ma in tutti gli altri momenti, Calcutta può permettersi di porgere il microfono ai presenti, invitare qualcuno delle prime file a salire sul palco per cantare. O, semplicemente, dire due parole e ghignare per il bellissimo risultato ottenuto. “Mainstream” viene eseguito integralmente e Calcutta non sbaglia nulla, mentre il pubblico dimostra di gradire. Impressionate il boato durante “Gaetano” e “Cosa Mi Manchi A Fare”: durante la seconda, praticamente, Calcutta non canta mai, ancora una volta degnamente sostituito dalle voci di tutti i presenti.

È il motivo per il quale, a fine concerto, dopo un’ora abbondante di live, l’artista decide di riproporla. Canta lui, solo la chitarra accompagna: è la giusta conclusione per una serata che conferma che ”Mainstream” contenga tutta l’essenza del buon pop e che Calcutta sia una delle realtà più interessanti per il genere.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!