Yuri, un attore di teatro smemorato, ingaggia per pedinare la sua ormai ex moglie Arturo, un detective privato che vive con la vecchia zia. A seguito di una intercettazione ambientale Arturo e Yuri si troveranno a entrare per errore in possesso di una valigetta che li riempirà di numerosi problemi.
Verdone prosegue nella sua ricerca antropologica dell’italiano medio incastonandolo in tal caso nelle figure tragicomiche di Arturo Merlino, investigatore con problemi a trovare ingaggi cospicui e appassionato di letteratura gialla; e di Yuri Pelagatti, un Antonio Albanese che porta all’ennesima potenza le sue caricature fatte di molte imitazioni più in stile ‘uomo di acqua dolce’, più che ‘Cetto La Qualunque’.
Il film, che nonostante tutto annovera il solito staff che circonda Verdone, fra cui Plastino e Gaudioso nel ruolo di co-sceneggiatori, arriva a compimento al termine di quasi due ore con battute spesso scontate che non aggiungono molto alla capacità del regista romano di narrare, come ha spesso saputo fare, storie di rara efficacia emotiva e comica. Si tratta deciamente di un vero peccato perché l’idea di una commedia degli equivoci girata sul ritrovamento di una valigetta che fa tingere di ‘giallo’ la vita di due parvenu dei giorni nostri, era decisamente divertente e da sfruttare al meglio.
Un’idea quindi, quella di una storia semplice frutto della propria fantasia e non di spunti provenienti dal sociale, che è da cercare di riprendere già dalla prossima pellicola sperando che quest’ultima prova sia in fuuro ricordata come una semplice occasione decisamente mal gestita.