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Guignol – Abile Labile

2016 - Atelier Sonique
songwriting / rock

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Tracklist

01. L’Angolo
02. L’Uomo Senza Qualità
03. Polvere Rossa, Labbra Nere
04. Piccolo Demone
05. Rifugio Dei Peccatori
06. Salvatore Tuttofare
07. La Coscienza Di Ivano
08. Il Merlo (Piero Ciampi)
09. Sora Gemma E Il Crocifisso
10. Luci E Sirene
11. Il Cielo Su Milano

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Molte volte di fronte a un lavoro come questo dei Guignol si è soliti parlare di “disco della maturità”, espressione divenuta un po’ di maniera per indicare un album che ha una marcia in più rispetto ai precedenti.
Però i Guignol non sono mai stati acerbi, le idee ce le hanno sempre avute chiare in testa, e se questo album ha davvero uno sprint in più, invece del termine “maturità” ne scomoderei un altro, forse banale ma sicuramente appropriato, “bello”. Abile labile è il più bel disco dei Guignol.

La formazione è stata rinnovata, il leader Pier Adduce si è potuto concentrare maggiormente sulle parti vocali e i risultati si sentono, sia come scrittura, sia come arrangiamenti.
“Con queste canzoni ho provato a mettere in piedi un mio piccolo immaginario simbolico fatto di figure resistenti e resilienti, ordinarie e straordinarie insieme, solitarie e diverse, avvezze a frequentare tanto i luoghi più oscuri e sordidi quanto a splendere in un gesto di comprensione, pietà o sacrificio, anche estremo”, dice il frontman, e queste “figure resistenti e resilienti” arrivano all’ascoltatore con un nome preciso – Ivano, Salvatore, Sora Gemma – e con un ritratto talmente vivido che si può dar loro un volto e immaginarsi le loro storie.

Sul piano delle liriche emerge chiaramente la matrice cantautorale della scrittura di Adduce, ne è una testimonianza evidente “Il cielo su Milano”, dove viene affrontato con maestria un grande tòpos del cantautorato italiano: parlare della propria città.
Abile labile ha la struttura di un libro di racconti, ognuno dei quali ha un’autonomia e una vita propria, qualcuno parla della nostra società, qualcuno è più intimo, ma tutti trovano la propria espressione migliore in questo insieme ben assemblato e coerente.
Anche musicalmente i brani sono diversi, ma con un filo rosso che li unisce; “L’angolo” e “Rifugio dei peccatori” sono più cantautorali, con un’anima folk e un uso delle percussioni che ricorda gli ultimi lavori di Cesare Basile. Della stessa pasta anche il riuscitissimo rifacimento de “Il Merlo”.
Poi ci sono i pezzi più tosti – la citazione di Musil, “L’uomo senza qualità”, e “Piccolo demone” – che si basano su linee di basso potenti e si lasciano squarciare da fiammate di chitarra ben assestate.
“Salvatore tutto fare” ha un’anima paisley-garage: ritmi serrati e chitarre da non far risultare lesa maestà un paragone con i Thin White Rope. “La coscienza di Ivano” è un blues ghignante, atmosfera un po’ gotica, si potrebbe trovare qualche assonanza con alcune creazioni del Nick Cave anni ’90.

Ma lo sprint decisivo all’album lo dà sicuramente l’infuocata cavalcata “Sora Gemma e il crocifisso”: quattro minuti di purissimo rock’n’roll sempre in crescendo, ruvido, sporco, grezzo e primordiale. Una corsa che toglie il fiato.
Davvero un disco ispiratissimo, da non lasciarsi scappare.

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