Ritorna uno stracult del classic metal nostrano, con un’illustrazione di copertina “sex fantasy” da far invidia ai peggiori Spinal Tap e con 9 brani che sembrano usciti direttamente dalla scaletta di qualche Metal For Muthas del nuovo millennio.
Machismo a 4 stelle (Forever Bitch, che titolo eh?), NWOBHM passata e ripassata, setacciata da Diamanod Head a Saxon, Judas e compagnia bella. Diretto come chi, quando è ora, ti manda “affanculo” senza troppi complimenti; senza giri di parole né inutili masturbazioni solistiche, tutto radicato nella solida semplicità di chorus azzeccati e costruiti con il sornione mestiere di chi la sa lunga ed ha ben a memoria il catalogo dei tanti classici non privi di melodia, dai Manowar agli Helloween ai WASP.
Tutti i metal kids (o senior, visti i tempi…) che ancora insistono con occhialoni neri, capello lungo, pelle e qualche bella borchia metallizzata, avranno di che sfamarsi alla tavolata imbandita dai nuovi pirati spaziali, che con Black Ford Rising e We Don’t Call The Cops fanno divertire (e si divertono loro stessi…) alquanto.