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Swans – The Glowing Man

2016 - Young God Records
avant / rock

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Tracklist

1.Cloud of Forgetting
2.Cloud of Unknowing
3.The world looks red / The world looks black
4.People Like Us
5.Frankie M
6.When Will I Return?
7.The Glowing Man
8.Finally, Peace

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Michael Gira, classe 1954, è uno dei personaggi più eclettici del panorama musicale mondiale. Tra i suoi progetti ci sono gli Swans che porta avanti, a fasi alterne, dal lontano 1982. Dischi come Children Of God, Greed o The Burning World sono ormai diventati qualcosa da custodire con affetto e ammirazione come fosse un antico castello diventato patrimonio Unesco.

The Glowing Man è l’ultimo tassello di un puzzle sempre più intrigante e utopico. Le atmosfere marziali, industriali e l’essenzialità dei primi lavori lasciano spazio a un rock contaminato col noise, il folk e tutta una serie di sperimentazioni sonore. Non c’è più l’essenziale potenza devastante di Cop ma un mondo nuovo tutto da esplorare e che fa della cura dei particolari uno dei suoi punti cardini. Michael Gira rinnova il cast di collaboratori, registra quasi due ore di musica e da alla luce The Glowing Man: un nuovo interessante lavoro o solo l’ennesimo figlio di un parto che non doveva più avvenire? Il disco ha una sua fluidità cosa che spesso non accade con molte produzioni attuali. Si fa ascoltare tranquillamente, non è così ostico come può sembrare e la ricerca di ogni piccolo dettaglio assume più il carattere di gioco che di compito obbligatorio da svolgere. In un mondo dove spesso ci annoiamo per dischi ripetitivi che non superano i trenta minuti, qui abbiamo una batosta di due ore che non stanca mai.

L’unico vero nemico di questo nuovo lavoro degli Swans siamo noi stessi. Perennemente indaffarati, perennemente impegnati in cose che non ci interessano, perennemente affamati di tempo che non troviamo 118 minuti per lasciare il nostro ruolo sociale e abbandonarci alla musica. Si può dividere questo disco in due tronconi suddividendo le canzoni in due insiemi dettati dal minutaggio. Il blocco di canzoni di cui parlerò per prima riguarda quelle più brevi che sono sicuramente le più asciutte e compatte dal punto di vista sonoro. Tra queste canzoni c’è When Will I Return? usata come singolo apripista. Una traccia scritta per la moglie e interpretata da essa stessa. Un tributo alle sue cicatrici ma anche alla forza con cui è andata avanti. Un’opera fatta di amore e sangue. L’atmosfera che ricorda The Burning World si adatta perfettamente alla voce di Jennifer Gira: il sognante folk cede pian piano il passo alla paura, ad un fragile rumore e si apre in modo mai più che maestoso sul finale con un intreccio vocale tra i due. People Like Us e la finale Finally, Peace sono più amare, più dure e con un testo scritto col sangue. Gira riassume il tutto sussurrando “We need a dream to escape, We need to sleep to awake”. Proprio People Like Us ha un’atmosfera fumante che sembra uscire da un romanzo noire. Piano bar, Martini versati sul bancone e sogni infranti annegati nel fumo delle sigarette. Il finale corale, poi, è uno scorcio di paradiso in un inferno fatto di uomini e peccatori. Finally, Peace con il suo inizio spaziale e aperto riesce a garantire ritmicità e carica. Una canzone che ha carisma e che viene automatico canticchiare. Piacevole l’intento di Gira di comunicare le stesse emozioni fornendo però sonorità molto diverse se non addirittura opposte.

Il secondo insieme di canzoni è rappresentato da quelle più corpose dove si ha di fronte un lungo viaggio emozionale e strumentale verso una serie di situazioni che sono molto variegate e che non sempre trovano un punto di contatto. Cloud Of Forgetting è la prima traccia del primo disco e rappresenta il primo contatto con il nuovo mondo disegnato dagli Swans. Inizio molto essenziale, minimale e vibrante quasi come nell’usare un archetto di violino sulla carne viva. Il tutto diventa una danza che manda in trance per i primi minuti, poi il buon Micheal Gira irrompe con la sua voce distorta e deviante e inizia a cantare. Un canto che sa di litania, bestemmia e dolore. Più si avvicina la fine più la musica scompare, la voce si fa più presente e un beep sempre più forsennato scandisce gli ultimi attimi della canzone. Poi silenzio. Ancora frastornati inizia la seconda preghiera del disco ovvero Cloud of Unknowing. Il beep, di prima, diventa il battito di un cuore. Cardiopalma, attacco di panico. Esplosione sonora. Poi di nuovo il silenzio. Forte la presenza vocale di Gira che fa da padrona a queste due prime canzoni. Molto degna di nota l’evoluzione di questo pezzo e certi tocchi di classe come i rintocchi di campane che rendono Cloud of Unknowing un ottimo pezzo del primo disco. The world looks red / The world looks black è la canzone che meno colpisce in The Glowing Man. Parliamoci chiaro, non è da buttare via: il testo ha un suo perché ed è stato scritto nel corso di trenta anni e c’è un forte accento rock operistico che dona un po’ di vitalità e potenza al lavoro ma soffre troppo il peso delle canzoni che si trovano prima e dopo di essa. Forse posta come traccia iniziale o verso la conclusione del secondo disco avrebbe avuto più luminosità propria e meno luce riflessa. Frankie M è la canzone che ho ascoltato più volte e che non faccio fatica a mettere in prima posizione sul podio di The Glowing Man. Il testo è ripetitivo, volutamente opprimente. C’è un continuo ripetersi di sostanze stupefacenti(eroina, oppio, MDMA, ecc) interrotto solo da versi duri come le pietre. Musicalmente molto rumorosa e spaziale quasi da ricordare certi lavori black hole dell’etichetta tedesca Loki Found. Un immaginario sonoro più oscuro e che ricorda gli esperimenti di Gira con il progetto The Body Lovers. Infine siparietto super popular music che inverte ogni luogo comune e che rimescola le carte in gioco donando un tocco di lucida follia (come se ce ne fosse ulteriormente bisogno) a Frankie M.

Ultimo pezzone prima di arrivare alla conclusione è la traccia omonima. The Glowing Man con i suoi quasi trenta minuti di durata è lo spezza orecchie finale. Pensavate di essere arrivati alla fine del disco? Nossignore, c’è ancora molta strada da fare e molte voci da ascoltare. La canzone nella sua notevole evoluzione sonora contiene pure una sezione di Bring The Sun proveniente dal precedente To Be Kind e qui riproposta con l’attuale formazione. Potente sia a livello sonoro (riuscito mix di rock e industrial) sia a livello vocale (Micheal Gira si sbizzarrisce alla grande) non delude e si fa ascoltare tutta di un fiato.

Micheal Gira ha fatto resuscitare gli Swans. The Glowing Man è un figlio fortemente voluto e ben riuscito. Il prodotto è molto più a fuoco del precedente To Be Kind e inoltre riesce a proporre tutta una serie di sperimentazioni rock, folk e noise che non possono lasciare impassibili. Due ore che vanno ritagliare durante l’arco della giornata per dedicarle a Gira e soci. Tra qualche anno, quando il bimbo The Glowing Man sarà cresciuto, potremmo paragonarlo agli altri grandi bimbi degli Swans che ormai hanno fatto la storia della musica sperimentale moderna.

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