Disco d’esordio per un quartetto con le idee chiare (ma non fisse, per fortuna). Prendono spunto dall’elettronica europea per provare a spuntare un disco che non rimanga chiuso in Italia, compresa la voce femminile trasognata e distorta che riesce sempre a esaltare la comprensione dei singoli pezzi.
Esplorano parecchi universi, che da Epinephrine a Taste Away passa un bel po’, andando senza fretta dal ballerino all’orecchiabile, spostando il ritmo come più gli pare opportuno e toccando tratti pop che lasciano i pezzi impressi dal primo ascolto.
Forse rimandano troppo, in moltissime tracce la natura che si nasconde dietro è palese e spesso ben esplorata sebbene rischino di incidere poco, risultando in una citazione (più o meno volontaria) di artisti con un nome più conosciuto del loro (per ora almeno).
Una pecca assolutamente perdonabile per un debutto, la qualità è tanta e non se ne dubita mai, possono fare grandi cose se riescono ad astrarsi mantenendo lo stampo oltre-italico nel quale si destreggiano perfettamente.