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Vidra – La Fine Delle Comunicazioni

2016 - Ruparupa Records
pop / new-wave

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Tracklist

1. Segnale Radio
2. La Fine delle Comunicazioni
3. Titanio
4. Cosa Nasconde il Cielo
5. Trimotore Idrovolante
6. Nelle Pause
7. Emme Da Berlino
8. Rossetto e Cioccolato
9. Pauline
10. Cumuli di Te
11. Aprile Passa in Fretta

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Fra le varie tendenze che hanno attraversato il nostro paese nel corso degli anni Ottanta, la new wave – e nello specifico il filone synth pop – è stata quella in cui i nostri artisti sono riusciti a ricreare una discreta derivazione riconoscibile dal genere principale. Il bel canto e le atmosfere prettamente italiane hanno fatto il resto.

I Vidra sono una band che ha fatto tesoro della lezione delle varie Nada sparse nella scena italiana degli anni Ottanta, riadattandone la figura al contesto contemporaneo.
L’ascolto de La fine delle comunicazioni rimanda a echi revival calati nell’odierna scena musicale, in un percorso non del tutto lineare. Il singolo omonimo si lascia apprezzare per le sue liriche a tratti “ruggeriane” e per il piglio incalzante nel suo miscelare con gusto la classicità con il futurismo, come anche la successiva Titanio, in bilico fra le oscurità darkwave e le orchestrazioni elettroniche. Cosa nasconde il cielo non nasconde l’influenza di Antonella Ruggiero, non riuscendo a coglierne la sfumatura lirica, in un tappeto sonoro che si perde nella pretenziosità di un testo non all’altezza. La cover di Trimotore idrovolante muove le acque di una parte centrale del disco che perde energia in una serie di pezzi poco ispirati. Non basta Emme da Berlino a ridare vigore a brani troppo derivativi (palese in Rossetto e cioccolato la paternità dei Matia Bazar) o fuori contesto come la poppettara Pauline, per un album che trova nella nervosa Cumuli di te il suo ultimo colpo di reni.

L’album di debutto del collettivo Vidra pecca per originalità a dispetto di un’ottima cura negli arrangiamenti, che tuttavia non riesce a colpire nel segno. I momenti di stasi all’interno del disco riflettono una derivanza musicale troppo spiccata per poter illuminare i pezzi di luce propria. L’influenza di Nada e di Antonella Ruggiero, come anche l’ombra lunga di Ivan Cattaneo, si fa sentire nella cantante Antonella Gigantino nonostante la buona prova. La presenza del violino, che percorre i beat elettronici, da un tocco personale al suono della band, e regala alcuni pezzi degni di nota.

Nel complesso ci troviamo di fronte ad un lavoro acerbo, nel quale il potenziale si intravede ma non si pone in primo piano all’interno di una trama di note e suoni eleganti. Non una bocciatura ma un monito alla ricerca di se stessi.

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