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Emiliano Mazzoni – Profondo Blu

2016 - Private Stanze
songwriting

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Tracklist

1.Al mio funerale
2.C'era un giorno ed ero io
3.L'arte che avrai
4.Il meschino
5.Il cielo della scuola
6.La metà
7.Tiepido mare
8.Faccia da uomo
9.Senza guai importanti
10.Non invecchieremo mai
11.E tutti eran da qualche parte
12.S. Valentino nella cassa

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Emiliano Mazzoni sa scrivere canzoni.
Lo ha sempre saputo fare, ma in “Profondo blu” il suo stile si perfeziona, prende corpo e acquista ulteriore peso.

È un disco incentrato sul tema del blu, si potrebbe parlare di concept, e il filo conduttore tiene; è un album ben legato, improntato, che dà l’idea di continuità e unità di fondo. Ma è soprattutto un disco di canzoni, dodici, tutte riuscite, tutte ben scritte, tutte di personalità. Nessuna appare forzata, minore, debole, in secondo piano.
Troviamo ogni sfumatura di blu: dal più tenue, al più scuro, dalle tonalità pastello alle pennellate di blu elettrico, il cielo, il mare, i lividi. È un disco che trasuda musica d’autore italiana, ma anche uno dei lavori coi suoni più americani usciti dalle nostre parti negli ultimi anni; il singolo “La metà”, ad esempio, è un brano affilato e languido allo stesso tempo, che può ricordare alcune ballate di Bonnie Prince Billy.
I brani si susseguono, vari ma coerenti: l’avvolgente “Tiepido mare” è dominata dal piano, “Faccia da uomo” è l’episodio più potente del disco: canzone cupa, pulsante, a tratti ossessiva, nel suo ripetere riff e versi, con la voce femminile a fare da contraltare quasi inquietante (vicina a qualche murder ballad di Nick Cave).
E poi: le atmosfere un po’ spaghetti western della coppia “Al mio funerale” e “C’era un giorno ed ero io” – incipit dell’album -, l’aria vagamente francese de “Il meschino”, e il cantautorato classico de “L’arte che avrai”, fino a momenti più leggeri di “Senza guai importanti” e alla calda “Non invecchieremo mai”.
I testi, infine, sono il plus di questo grande lavoro. Colpisce, innanzitutto, come Mazzoni giochi con i soggetti, passando con agilità dalla prima alla terza persona, dal racconto intimo, alla descrizione da osservatore esterno. Interessante anche il passaggio dal noi al tu in “La metà” (Se proprio vuoi farmi una promessa/promettimi che non la manterremo mai […] Se proprio vuoi farmi una promessa/garantiscimi che non la manterrai).
Ma, probabilmente, la grande forza delle parole di Mazzoni sta nella loro inattualità. Manca qualsiasi riferimento compiaciuto al presente, manca l’ansia della contemporaneità, dello stare sul pezzo, l’essere un “legionario del momento”, come diceva Nietzsche. I versi di Mazzoni si innalzano fuori dal tempo, parlano dell’umanità con uno spirito eterno, cercano di esprimere un senso delle cose al di là del qui e ora.
Una sola strofa, e molto significativa – E se un giorno nessuna arte avrai peggio per noi, tra aggiornamenti ed il mondo dei file la musica se ne andrà e poi avremo ucciso tutti i mestieri in favore di banche/porno/progress; E vedendo che amare non sai allora al mondo cosa ci fai?, da “L’arte che avrai” -, ci fa intuire che siamo nel terzo millennio, altrimenti potrebbe essere un disco del secolo scorso, abbondantemente.

Ma, paradossalmente, è proprio questa inattualità a rendere “Profondo blu” un disco terribilmente nuovo ed estremamente necessario ai nostri tempi. Lavoro interessantissimo, Mazzoni è un autore prezioso.

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