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Wreck & Reference – Indifferent Rivers Romance End

2016 - The Flenser
doom / experimental / lo-fi

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Tracklist

01. Powders
02. Flight But Not Metaphor
03. Ascend
04. The Clearing
05. Liver
06. Modern Asylum
07. Manifestos
08. Bullwhips
09. Languish
10. Unwant

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Chi pensa di aver ben capito e interpretato la rabbia e la disperazione ascoltando qualche canzonetta dei Metallica o, peggio ancora, Verdena e compagnia brutta, dovrebbe sbattere per benino il grugno contro i Wreck & Reference ed essere ridotto a una poltiglia dal loro estremo livello di misantropia.

Dopo aver eletto Want a uno dei migliori album del 2014, avevo discrete speranze che il seguito non fosse qualcosa di vagamente commerciale, ammorbidire i toni plumbei dei due cari ragazzi sarebbe stata pura blasfemia. Mi sbagliavo: Indifferent Rivers Romance End distrugge ogni aspettativa, riuscendo a fare tutto quel di cui sopra, eppur suonando ancora più straboccante di terrore, livore, disperazione e schifo per l’essere umano. Un obiettivo che non speravo lontanamente possibile, ché se Want era sperimentazione all’interno di un quadro di riferimento piuttosto definito, Indifferent Rivers è ulteriore definizione del suddetto senza forzarne i limiti a tutti i costi. E’ l’ennesimo passo giusto di un duo che ha capito perfettamente cosa funziona e riesce a metterlo in pratica con una facilità quasi disarmante, considerando la spasmodica ricerca di suoni e testi in ogni pezzo.

Non c’è da stupirsi che IRRE si apra con un pezzo come Powders, un crescendo di disperazione a mò di uragano che porta via i due coinvolti in un rapporto senza via d’uscita, con il finale dove Skinner urla la sua rassegnazione “thatsfinethatsfinethatsfinethatsfine” di fronte alla dichiarazione dell’altro di doversene andare. E’ un momento che  colpisce dritto allo stomaco, una galleria piena d’acqua dove entri tenendo il fiato e ogni fottuta volta non sai se riuscirai a uscirne vivo: tre minuti e l’album è appena cominciato. Se non è sottile ironia questa.
Su Flight but not Metaphor Skinner e Frege uniscono growl e voce pulita in un’atmosfera da Ballard ripiena di trasparente terrore, tempo che gira inutilmente e un tappeto di tastiere sontuosissimo, davvero se continuano su quest’andazzo gli toccherà procurarsi davvero un sintetizzatore serio. C’è un momento che prelude alla conclusione di The Clearing dove Frege accelera e i synth grassi incalzano, sembra quasi vogliano trasformarsi in una band synthcore che fa le cover di John Carpenter. Eppure dura un battito di ciglia e il pezzo è già finito, una delizia.

Dopo esser giunti a Languish con i suoi archi barocchi e Frege che distrugge ogni cosa che vede, risulta davvero difficile immaginare che si possa andare oltre in quanto a qualità e livello di speranzosa disperazione. “Is this the sensible world or just a sick joke my childhood upon me? “ ulula Skinner e tutto diventa psichedelico, uno specchio che si frantuma contro se stesso, frammenti di vetro e sudore e sangue e sperma.
La conclusione è riservata alla placida ballata Unwant, lenta e quasi potabile per i più se non nascondesse anch’essa un substrato di disagio e ansia ben superiore alla media.
E visto che sono uno dei pochi fessi che si legge per intero i testi di ogni cosa che recensisce, i Wreck & Reference meriterebbero uno studio a parte per la qualità sopraffina della loro disperazione, riuscendo a essere mai banali o triti e, specialmente, sempre credibili anche in masturbazioni letterarie come “We hardened to a pose, her against me and I against her. The rest of our lives against each other, a polite charade.”

Coerentemente, entrare nel mondo nero, disperato e tremendamente attraente dei due non è certo cosa per tutti né compito da affrontare nel tempo libero una mezz’oretta ogni tanto. Indifferent Rivers richiede forse ancora più attenzione e devozione del precedente, ma ciò che vi aspetta è uno spessore che quasi nessun’altro progetto musicale attuale riesce a portare all’ascoltatore.

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