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Brujeria – Pocho Aztlan

2016 - Nuclear Blast
grind / death metal

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Tracklist

01. Pocho Aztlan
02. No Aceptan Imitaciones
03. Profecia Del Anticristo
04. Angel De La Frontera
05. Plato O Plomo
06. Satongo
07. Isla De La Fantasia
08. Bruja-
09. Mexico Campeon
11. Codigos
10. Culpan La Mujer
12. Debilador
13. California Über Aztlan (DEAD KENNEDYS cover)

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I Brujeria son tornati, dopo ben 16 anni, a stupirci di nuovo.
Ammiriamo “Pocho Aztlan”, uscito via Nuclear Blast e mixato da Russ Russell (Napalm Death, The Exploited), con un meraviglioso artwork by Marcelo Vasco (che ha disegnato per Slayer, Dark Funeral, Soulfly, Machine Head, ecc.) che racchiude in tanti particolari un po’ tutti i temi centrali del disco che è composto da 13 brani di cui una cover dei Dead Kennedys (“California Über Alles” che per l’occasione diventa “California Über Aztlan”: li adoro) e ti prende semplicemente per i capelli trascinandoti via col machete in mano.

Pocho Aztlan è il tipico album ignorantissimo e violentissimo come solo i nostri messicani sanno essere e fare (e li amiamo principalmente per questo), ma con una grande base stilistica che crea un mix micidiale, perchè ricordiamolo pure che i Brujeria sono un “supergruppo” nel quale negli anni si sono avventurati grandi nomi (dal fondatore Dino Cazares e Raymond Herrera dei Fear Factory o Billy Gould dei Faith No More) e dalla cui formazione attuale (membri di Carcass, Dimmu Borgir, At The Gates sono solo alcuni, sembra quasi una trollata, ma non lo è) continua a scaturire questa bomba di violenza, di satanismo, di offese, di giustizia e ancora macheti come se piovessero, impugnati da narcos in felpa e cappuccio, ma con botte di qualità sonora incredibile, principalmente dal grande sapore death venato di grind e con notevoli punte hardcore (vedi la bella “Mexico Campeon” che mi fa cantare e ballare).

I testi rimangono sempre un punto cardine del progetto, che come sempre toccano le più svariate tematiche sociali e politiche (le critiche a Trump, Escobar e la moglie in primis), o come l’immigrazione, le droghe e l’anticristo sfrenato.
Si inizia subito coi calci in faccia già dall’opener “Pocho Aztlan”, e che continua a sfregiarti di tacco strafottente con “No Aceptan Imitaciones” arrivando alla martellante “Profecia Del Anticristo” che vuole disintegrare tutti i tuoi dogmi con un ritornello quasi disturbante. In “Satongo” la testa ruota su se stessa in stile esorcista, i riff pesanti e allucinanti e il doppio pedale matematico e impazzito alla Fear Factory fanno letteralmente godere. La grande sorpresa per me è stata “Bruja”, dallo stile un po’ tutto suo, molto divertente nei tempi e nelle linee vocali, quelle nere bastarde di Brujo a quelle urlate, acide e feline di Pititis, uno dei pezzi più belli e particolari, a mio parere, della loro carriera. I brani continuano poi a scorrere veloci e sorprendenti, ognuno ha un suo grande carattere e sono tutti davvero appaganti, fino ad arrivare ad una perla di cover che si chiama “California Über Aztlan”, perfettamente in stile Brujeria da far scendere la lacrimuccia.

Insomma, se penso che questi matti sono in giro dal 1990 e nel 2016 hanno concepito un LP che suona ancora così professionale, fresco e in linea con le orecchie degli ascoltatori diventate in questi anni estremamente esigenti, mi scende una seconda lacrimuccia.

I Brujeria sono inimitabili e alla fine ci fanno sentire stravolti, come se avessimo le scarpe piene di sabbia e spine di cactus, le ferite aperte e seccate dal vento, ma con una determinazione ed appagamento tali per cui ce li fanno amare anche se fanno male. Viva ancora el Brujerizmo!

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