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Arab Strap – Arab Strap

2016 - Chemikal Underground
slowcore / rock

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Tracklist

1. The First Big Weekend (Original)
2. Love Detective
3. Cherubs
4. (Afternoon) Soaps
5. Here We Go
6. Rocket, Take Your Turn
7. The Clearing (Single Version)
8. Don't Ask Me To Dance
9. The Shy Retirer
10. Turbulence
11. The New Saturday
12. We Know Where You Live
13. Where We've Left Our Love
14. To All A Good Night
15. Dead Air
16. Daughters of Darkness
17. I Still Miss You
18. Toy Fights
19. Blackness
20. Mustard

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Dieci anni fa, verso la fine del tour del profetico “The Last Romance”, gli Arab Strap annunciavano il loro scioglimento e ci lasciavano la raccolta “Ten Years Of Tears” come testamento artistico, sunto di una carriera intensa ma esauritasi nell’arco di una decade. Nel successivo periodo di inattività, quello di raccordo fra “Ten Years Of Tears” e i giorni nostri, il duo scozzese aveva comunque fatto presagire che non fosse ancora giunto il momento di porre un punto fermo alla propria storia.

Oggi, a raccogliere l’eredità di “Ten Years Of Tears”, c’è una nuova compilation che prende il nome della band e riunisce, oltre ad alcuni classici, una lunga serie di rarities targate Arab Strap. È una raccolta idealmente divisa a metà: nella prima parte sono stipati pezzi in pieno stile Arab Strap, caratterizzati da quell’incedere slowcore fatto di ritmi lenti, atmosfere dilatate e rarefatte, melodie ritornanti e una scrittura più che mai essenziale, nella seconda troviamo pezzi che ammiccano al post e, sporadicamente, anche al noise. Si passa, dunque, dalla spensieratezza di “The First Big Weekend” alla malinconia di “Rocket, Take Your Turn” o “The Shy Retirer” per poi arrivare a brani incredibilmente scarni come “Toy Fights” o agli afflati post rock di “Blackness”, mentre le spinte noise convergono in “We Know Where You Live” e riemergono in maniera più sporadica in altri passaggi.

“Arab Strap” è una buona occasione per avvicinarsi a una band che ha saputo lasciare la propria traccia soprattutto nella seconda metà degli anni novanta, ma che conferma di avere ancora qualcosa da dire e, perché no, forse anche qualche altra sorpresa in serbo.

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