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Il Diario Dell'Antigenesi

Veyl, Rotadefero, Egon, The Giant Undertow: Il Diario Dell’Antigenesi #33

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Il Diario Dell’Antigenesi è la nostra rubrica in cui vi presentiamo gli esordi discografici che più ci hanno colpito. Demo, EP, first release, MP3, tracce singole, bandcamp: scandagliamo l’universo musicale alla ricerca di nuove emozioni. Questo mese scopriamo il progetto elettronico di Viola D’acquarone, in arte Veyl, al debutto su Elastica Records; il rumoroso mondo industriale dei Rotadefero che si fanno conoscere su Zen Hex; il folk amaro macchiato di post-punk degli Egon e infine il viaggio ideale nelle periferie degli States con i The Giant Undertow.

A cura di Fabio La Donna.

Veyl – Ayorama
(Elastica Records)

Uscito il 9 dicembre, per la Elastica Record, il primo EP del progetto Veyl ad opera di Viola D’Acquarone. Ayorama è un tour in un’anima fragile e danzante a colpi di glitch e un’elettronica densa e astratta. Esclusi gli inserti più particolari, come la presenza della chitarra in Flowers e della più “robusta” Broken Arms (che la rende una hit micidiale), il restante è un lungimirante viaggio tra l’avvolgente frenesia elettronica degli Squarepusher e la giungla urbana noisettara di Aphex Twin in Vordhosbn. Ognuna delle sei canzoni è come un brivido: qualcosa di già avvertito e provato ma stranamente unico e intenso. Tra la versatile voce di Viola, le variazioni elettroniche simili ad una danza policromata e i vari featuring non ci si annoia mai e la varietà del sound non penalizza la coerenza di Ayorama. Veyl è una piacevole scoperta, una promessa di un domani che probabilmente sorgerà forte. Non resta che perdersi nelle sue emozioni ascoltandola in silenzio.

Rotadefero – Discodefero
(Zen Hex)

Dopo aver esordito nel 2014 con Let Them All Fail With You, la piccola etichetta Zen Hex apre lo scrigno dei tesori con due nuovi 7”: uno di Stefano Isaia e uno ad opera del progetto Rotadefero. Discodefero, opera del duo Cristiano D’Innocenti e Tommaso Garavini, è un dischetto fatto bene e che va collezionato con amore. Figlio di più di quaranta ore di registrazione e frutto di un albero fatto di musica astratta, suoni non musicali e sperimentazioni industriali. Se vi manca il terrorismo sonoro di gruppi come CCC CNC NCN, Teatro Satanico e Terroritmo questo disco vi farà sanguinare il cuore e finite le due canzone spererete solo in un futuro long-playing. Se la prima canzone (Nord) fa un po’ fatica a trovare una sua fluidità, Sud è un’apoteosi sonora ben gestita e miscelata in modo tale da risultare esplosiva al primo contatto. Non c’è altro da fare che seguire qualche esibizione live made by Rotadefero, supportare la Zen Hex e sperare in nuovo materiale. Siete stati avvertiti.

Egon – Il Cielo Rosso è Nostro
(Autoprodotto)

Arriva come una piacevole sorpresa di fine anno il disco degli Egon dal titolo Il Cielo Rosso è Nostro, probabilmente la sorpresa più interessante di questo numero de Il Diario Dell’Antigenesi. Una oscurità sonora che si spinge tra il folk più sperimentale e l’energia amara del post punk. Un viaggio composto da sette canzoni che scorrono via troppo velocemente pur non durando per niente poco. L’essenza di questo progetto si può notare dalla sapiente hit che è stata scelta dal gruppo come apripista di questo Il Cielo Rosso è Nostro. Dissolvenza è un viaggio in un cimitero monumentale, è un gioco di luci e ombre tra le dolci forme delle statue di marmo. È sensualità ma anche tragedia. È un trip emozionale tra speranza(“ti vedo, anche se ho chiuso le palpebre”) e dissolvenza (“ti sento, anche se non parli più con me”). Testi interessanti da ascoltare nel missaggio con le musiche, ma anche da leggere. Tra tutti i pezzi spiccano oltre al già citato Dissolvenza, il finale The Red Sky is Ours, Il Sogno e Stratificazioni (“sollecitazioni elettriche correvano nel nervo ottico, sollecitazioni oniriche si addentravano in fondo all’iride)”. Tre ragazzi compongono il progetto Egon, tre vie di interpretare la vita, la morte e l’amore. Un unico progetto che sicuramente non finirà qui.

The Giant Undertow – The Weak
(In the Bottle Records, Indipendead, Shyrec, POpeVrecords)

The Giant Undertow

The Weak è il primo LP del progetto The Giant Undertow, all’anagrafe Lorenzo Mazzilli & soci, album coprodotto da diverse etichette italo-canaedesi. Il lavoro, composto da otto fruibili tracce, è un viaggio in un’America folkeggiante e periferica dove ruggine, sabbia e storie vissute si miscelano tra di loro in modo impeccabile. Colonna sonora immaginaria di libri come Ruggine Americana di Philipp Meyer. Le canzoni scorrono con fluidità nella loro “lentezza” e ogni pezzo è una piccola pepita perduta in un letto di un fiume. Alcune di queste canzoni hanno pure un ritmo molto catchy e sicuramente canticchiabile tanto da rendere The Battle of Wine o Dance in a Bone dei possibili singoli. Più fumeggiante e rumoroso lo slowcore che rafforza con un po’ di varietà la parte centrale del disco grazie a canzoni come Murder Cue e Palpah. Riassumendo bisogna affermare senza timore che questo è un disco da non lasciare nel buio distruttivo della rete, da recuperare, capire e cercare di vivere in una dimensione lontana dalla nostra suddivisa tra incubo, sogno e deserto.

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