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Cities Of Mars – Celestial Mistress

2016 - Suicide Records
stoner / space rock

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Tracklist

1. Gaze of Leviathan 
2. Beneath a Burning Sun 
3. Celestial Mistress 


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La gang di doom-doom-doom-doom, catatonico, per un headbanging sfasato al rallentatore, viene da Goteborg e pesta forte sul volume e sul rimbombo di un tempo impeccabile, invariabile, impassibile. Guerreggiano in una sfida impari tra invasori astrali e falangi macedoni, folgorati pure loro sulla via di Jerusalem, quella degli Sleep, non rinnegano il sound macilento e ingrigito dal permafrost del metal estremo scandinavo, cedono a qualche tentazione se non cosmica, almeno atmosferica.

Un EP per tre soli brani; versioni boreali di mastodonti yankee come Harsh Toke o Elder, senza il gusto hendrixiano per la svisata violacea, ma con tutte le corazze di chi scende dalla terra dei ghiacci e dalla neve. sound intontito da qualche pasticca passata sottobanco da uno zelante PR della TeePee Records, che su Beneath a Burning Sun assume il fraseggio acido di una chitarra rubata alla scena del sottobosco di Ladbroke Grove, quello di Hawkwind e Pink Fairies, con qualche vaneggiamento spaziale, ma nessuna minima velleità socio-politica, dispiegando però un bel duettone vocale ad ugole spiegate. Narrando, con prosa da fumetto cyberpunk, di cosmogonie leviataniche, intossicazioni dionisiache e, dulcis in fundo, della saga cosmica di Nadia, cosmonauta del KGB che nel lontano ‘71 atterrò su Marte durante una missione segreta. Oh yes! Una suite conclusiva, questa, che accumula una bella dose di tensione in un’introduzione fatta di echi e doppler, che collassa in un heavy raga disturbante ed a suo modo perfino mistico, almeno finché non si trasforma in un riff ciclopico (Cyclopean Ritual è stato il loro primo singolo) ormai consunto, ma sempre figo.

Non privo di groove e schietta (pre)potenza, prolisso solo a tratti. Facile presa su un pubblico che non cerca più sfumature e preferisce la mannaia al bisturi.

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