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Poor Lily – Dirt On Everyone

2016 - TV-Mayor Records
punk / hardcore

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Tracklist

1. We Are
2. NSA Man
3. Bluffdale
4. Traitor
5. Swarming Tech Bees
6. Silence Gold
7. No Wires
8. Dirt On Everyone
9. Pen Knife
10. Honey Trap
11. Eyeball Constructors
12. I Gotta
13. Nothing To Hide
14. Mine My Mind


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Per definirsi punk e/o hardcore ci vogliono le palle (non dal punto di vista fisico, sia chiaro). Cubiche, affilate, pericolose. Quest’anno sono tornati, SFORTUNATAMENTE, i Green Day ed ogni qual volta sento qualcuno elevarli a paladini del punk il mio cuore si ferma, perde un colpo, parte un rigurgito e mi si girano gli occhi al contrario. Per curare questo malessere ci vorrebbe una sonora dose di qualcosa che punk lo sia davvero ed è qui che entrano in gioco i Poor Lily. Adam, Max e Dom se ne escon fuori con una quarta uscita ufficiale e la bollano come “punk-rock opera”, ed è esattamente ciò che è “Dirt On Everyone”, (e non di certo, per rimanere in tema con lo scempio di band a cui facevo riferimento poco sopra, come quelle due oscenità che sono “American Idiot” e “21st Century Breakdown”, con le palle lasciate sul comodino a pigliar la polvere).

Tema centrale del disco è la National Security Agency, o NSA se volete, e la sorveglianza di massa, da qui il titolo “lo sporco su tutti”. Ed è di sporco e follia che serpeggiano funeste nei 30 minuti che compongono il lavoro, rigorosamente condensati in un’unica traccia perché, chicca delle chicche, è stato registrato tutto in presa diretta. Si va dai tempi sghembi e le vocalità a là Shellac/Steve Albini dell’opener “We Are” alle bastonate deadkennedysiane di “NSA Man”, che paga più di un tributo al Re HC Jello Biafra, si continua con il pestone smargiasso in semi-mid tempo di “Traitor” fino ad approdare al delirio metal/psicotico portato senza guinzaglio dalla feroce “Silence Gold”. I coretti assurdi della post-hardcore manata “No Wires” sollazzano tanto quanto i tempi strappati della title track. “Pen Knife” è un assalto all’arma bianca che riporta alla mente i migliori Fugazi, mentre “Honey Trap” mostra un godurioso lato cazzone che fa sempre piacere, dritti filati verso la conclusiva “Mine My Mind” che si fa punk-rock manifesto dell’opera.

Ovviamente “Dirt On Everyone” non è un capolavoro e i Poor Lily non sono i Refused ma se volete lavarvi dalle orecchie il ritorno di un certo trio e tornare ad imbracciare lo sporco come arma è il disco che fa al caso vostro.

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