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Pete Doherty – Hamburg Demonstrations

2016 - BMG
brit-pop / alternative / garage

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Tracklist

1. Kolly Kibber
2.Down For The Outing
3. Birdcage
4. Hell To Pay At The Gates Of Heaven
5. Flags From The Old Regime
6. Don't Love Anyone (But You're Not Just Anyone) v2
7. A Spy In The House Of Love [Demo Vocals]
8. Oily Boker
9. I Don't Love Anyone (But You're Not Just Anyone)
10. The Whole World Is Our Playground
11. She Is Far


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Per un attimo cerchiamo di guardare oltre. Oltre cosa? Oltre a tutta quella cortina di servizi mediatici che hanno reso noto solo l’aspetto più clownesco, nocivo e scandalistico di un ragazzo. La definizione “rock star maledetta” piace tanto ai giornalisti, a tal punto da diventare un termine abusato e logoro: e così Pete Doherty diventa un’icona. Un ragazzo, probabilmente con un pesante bagaglio di sensibilità, con attitudine all’arte: musica, poesia e pittura, che, per tanti motivi, usa quasi ogni tipo di sostanza reperibile sul mercato della droga; non dimentichiamo di aggiungere la tossica e travagliata storia d’amore con la modella Kate Moss.

Queste, per la maggior parte della gente, sono state le carte di Pete per arrivare sotto le luci dei riflettori, ma come dicevo prima, proviamo a guardare oltre. Guardiamo alla musica che questo trentasettenne inglese riesce a produrre da solo, senza dimenticare la militanza con Babyshambles e The Libertines. Il primo disco solista “Grace/Wastelands”è datato 2009 ed è stata un’inaspettata sorpresa e ora, a sette anni di distanza, ecco “Hamburg Demonstrations”.

Pete ci spiazza ancora di più, rispetto al precedente lavoro, grazie ad un disco pregevole e che porta con sé una maggior maturità artistica ed espressiva. Con un sapore squisitamente old style, brani come Kolli Kibber e A Spy In The House Of Love ci riportano a gruppi come The Animals, rispettando le basi della più corretta tradizione della British Invasion. The Whole World Is Our Playground è un pezzo che non avrebbe sorpreso, visti i riff di chitarra e l’arrangiamento, se fosse uscito da un album del vecchio Noel Gallagher. Pete in Hell To Pay At The Gates Of Heaven, sfoga una rabbia composta, mista a dolore e all’indignazione per il massacro del 13 Novembre 2015 avvenuto a Parigi: una voce che sembra essere sull’orlo della disperazione isterica chiede esplicitamente ai giovani di fare una scelta tra la chitarra J-45 e il fucile AK-47, facendo intuire che scegliere in modo errato porterà inevitabilmente al crollo e alla fine di tutto.
Il brano I Don’t Love Anyone è presente in due diverse versioni: la prima più dolce e romantica, con piano e archi in sottofondo che donano un’aria molto seria, quasi surreale al caro Pete; la seconda versione, primo singolo estratto, parte lenta e delicata con un sottofondo di chitarra acustica, ma poi si trasforma in un pezzo soft rock che, anche in questo caso, penetra in profondità nel cuore della tradizione british. Flags From The Old Regime è un omaggio, delicato e carico di sentimento, del cantautore britannico all’amica Emy Winehouse. Ci sono anche dei remake di vecchie canzoni come Oily Boker del 2004, proposta in una versione garage molto efficace o Birdcage che ripresenta il meraviglioso duetto con Suzi Martin. Il disco si chiude con She Is Far una ballad romantica declamata dalla voce graffiata di Pete, accompagnata da chitarra e violini che portano il brano a spegnersi dolcemente.

Con questo disco il cantautore inglese, dipinto sempre come un clown tossico e scapestrato, non solo porta a casa un buon lavoro, ma delinea anche una nuova strada dinanzi a sé. Certo, è solo l’inizio di un percorso più maturo e musicalmente rilevante e sappiamo che starà solamente a Pete imboccare e percorrere questa nuova strada. Intanto godiamoci “Hamburg Demonstrations, lavoro valido e sicuramente diverso per Pete, che farà piacere ai vecchi fan, ma che sarà in grado di attrarne di nuovi. Guardare oltre le apparenze, soprattutto se figlie dei media, è e sarà sempre giusto ed utile.

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