Deathspell Omega – The Synarchy Of Molten Bones

A sei anni esatti da quel “Paracletus” che rimane una pietra miliare del metal estremo più evoluto riemergono dal silenzio i francesi Deathspell Omega con un nuovo lavoro annunciato, come da tradizione, senza troppi inutili e pacchiani proclami.

Nonostante i soli ventinove minuti di durata farebbero pensare nuovamente ad un Ep (dura meno di “Kenose” per dire), “The Synarchy of Molten Bones” è da considerarsi a tutti gli effetti il nuovo album della band.

Quasi un ibrido tra i lunghi momenti progressivi di “Fas – Ite, Maledicti, in Ignem Aeternum” e la perfetta concisione ed eleganza stilistica di “Paracletus”, i quattro brani qui presenti ci regalano una band al top della forma, violenta e micidiale come non mai, capace di portare l’ascoltatore in uno stato di confusione e smarrimento che è comune forse solo a gruppi come Meshuggah e Ulcerate. Il songwriting, solo apparentemente caotico, si rivela dopo un attento ascolto di una finezza disarmante, come dimostrano anche gli innumerevoli e subdoli arrangiamenti che si trovano nascosti tra il turbinio strumentale. I minuti finali della conclusiva “Internecine Latrogenesis” e la lunga “Onward Where Most With Ravin I May Meet” ne sono l’esempio migliore.

In ultima analisi questo lavoro, pur facendone tesoro, risulta meno diretto di “Paracletus” ma anche più feroce, e riprende in parte quel feeling abissale tipico della band. Feeling che ben si sposa con il complesso concept filosofico in cui sembra venire descritto dal punto di vista di Lucifero un un mondo ricreato, dopo il fallimento di Dio, a sua immagine e somiglianza.

Se così fosse I Deathspell Omega sarebbero gli unici in grado di dar voce all’abisso.