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Sampha – Process

2017 - Young Turks
r'n'b / nu-soul

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Tracklist

  1. Plastic 100°C
  2. Blood On Me
  3. Kora Sings
  4. (No One Knows Me) Like The Piano
  5. Take Me Inside
  6. Reverse Faults
  7. Under
  8. Timmy’s Prayer
  9. Incomplete Kisses
  10. What Shouldn’t I Be?

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L’ R’n’B sta tornando di moda. Trasformato per essere appetibile nel nostro secolo. Contaminato con l’elettronica quel poco che basta per suonare nuovo e accattivante. L’anno scorso tra i dischi più belli che abbiamo ascoltato c’erano Frank Ocean e James Blake, quest’anno il nu soul ci regala un’altra perla: Process, il disco d’esordio di Sampha.

Dopo numerose collaborazioni con grossi artisti internazionali, il ragazzo inglese esordisce quest’anno con un disco personale e toccante. Per essere un esordio ci troviamo di fronte un lavoro di grande maturità, studiato nei minimi particolari e pieno di una sensibilità artistica che risalta nei testi. Ascoltare Sampha è come osservare una farfalla che vola leggera sulla nostra anima. Infatti, proprio come una farfalla che si poggia con delicatezza su di noi, così le dita di Sampha si poggiano sui tasti del pianoforte, riuscendo a rievocare anche i genitori perduti, il padre quando era ancora un bambino e la madre persa qualche anno fa. Ed è rievocando la madre, ed il pianoforte nella casa di lei, che Sampha ottiene uno dei brani migliori dell’album: (No One Knows Me) Like The Piano.

Eppure il mondo di Process, grazie agli echi ed i riverberi, si rivela essere fatto da un’atmosfera estremamente sognante. Le canzoni stesse sono più volte colme di immagini prese in prestito da un sogno. Per quanto riguarda la complessa parte compositiva risalta una sezione ritmica più volte vicina al drum and bass ed altre volte al minimal, reggendosi tutto sulle melodie vocali che la voce soul di Sampha riesce a rendere immediate e calde dimostrando, di fatti, un lavoro attento sul piano compositivo senza lasciare da parte un equilibrio armonico che fanno comunque di Process un disco dall’ascolto non sempre facile.

Process di Sampha sarà sicuramente uno degli album migliori dell’anno ma deve fare il conto con due enormi limiti, di cui uno risiede forse nella tardiva uscita dell’album. Ormai nel 2017 questo genere è stato ampiamente esplorato, tanto che, nonostante l’ottima produzione del disco, questo non riesce comunque ad elevarsi rispetto ad altri Lp, come The Colour In Anything di James Blake. Proprio questo può essere considerato come un disco gemello, almeno per quanto riguarda le sonorità, se non fosse per l’uso del pianoforte, vera chiave di volta del disco di Sampha.

 In secondo luogo, va considerata la velocità con cui negli ultimi anni si fagocita la musica. Grazie ad internet, ed al mondo del tutto e subito, nessun artista viene più considerato dopo due settimane dall’uscita dell’album. Gli album risultano immediatamente disponibili già il giorno dell’uscita e considerando il numero di uscite neagli ultimi anni, nessun album viene ascoltato più di una volta. Ed ecco che album così complessi vengono messi da parte troppo presto. I giudizi sono ormai sempre più affrettati e gli album divorati sempre più velocemente. Quindi l’unica speranza che ci rimane è di non dimenticare il disco di Sampha quando stileremo le classifiche di fine anno. Perché quest’album vale. Vale tanto.

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