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Cesare Basile – U Fujutu Su Nesci Chi Fa?

2017 - Urtovox
songwriting / folk / blues

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Tracklist

  1. Scongiuro
  2. Lijatura
  3. Tri nuvuli ju visti cumpariri
  4. Cincu pammi
  5. Cola si fici focu
  6. Storia di Firrignu
  7. U scantu
  8. U Fujutu su nesci chi fa
  9. Fimmina trista fimmina nata
  10. Cirasa di Jinnaru

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Ecco riapparire, neanche a grande distanza dall’ultima “comparsa” sulle scene (torna dopo due anni esatti dalla pubblicazione di Tu Prenditi L’Amore Che Vuoi E Non Chiederlo Più che gli è valso una seconda Targa Tenco come miglior disco dialettale del 2015), Cesare Basile. È il decimo disco in studio per il musicante catanese. Ebbene sì, il decimo. Mettici il tempo che passa veloce e la voglia di alcuni artisti di pubblicare dischi con cadenza più o meno biennale e il risultato è questo. Il disco è stato scritto dallo stesso Basile e vanta collaborazioni importanti come quella di, tra i tanti, Simona Norato, Rodrigo D’Erasmo ed Enrico Gabrielli, noti supporti nella fase di registrazione (e non solo) nei lavori del cantautore siciliano. È stato registrato e missato presso lo Zen Arcade di Catania da Guido Andreani.

U Fujutu Su Nesci Chi Fa? è un concept degno di merito, fatto di spigoli assolutamente non da smussare, che mirano e colpiscono esattamente dove vogliono colpire. Prima della pubblicazione del disco, Basile ha voluto spiegare quello che c’è di fondo a queste “filastrocche” melodiose e grondanti fascino, parole che riportiamo qui di seguito: «Questa è la storia della Dannata, la città in cui per sortilegio gli offesi sono grati a chi li offende. La storia della tromba d’aria che viene a distruggerla, la storia che si racconta quando una donna si fa scuro e tempesta per giustizia o per vendetta. La vigilia, la sorte imprevista, i passi di un bastone che ruota nella quiete, il gioco dell’oca della rivolta, il fuoco dello sconfitto deriso e beffato financo dal demonio. È storia narrata agli angoli delle piazze dalla voce consumata di un vecchio cuntista. Ed è la paura, il nostro insoddisfatto bisogno di consolazione».

Basile è visto come un menestrello, un cantastorie, un narratore (e chi più ne ha più ne metta), colui che si fa portavoce dei non considerati e degli scherniti. Se nello scorso disco appare la figura di Franchina, donna di paese che pratica la prostituzione disgustata dagli uomini che nascondono dietro Dio vizi e virtù per non essere giudicati male dalla società, qui c’è il matto (nonchè u fuiutu del titolo) che scappando dalla sua clausura crea scompiglio tra chi si vede normale, o ancora c’è Cola che si da fuoco spinto dalla guardia che non lo crede capace neanche di un gesto simile.

Non solo testi e ambientazioni sono segno di bellezza indiscussa nel disco in questione. Già dall’intro, Scongiuro, i suoni si fanno interessanti grazie a quella ventata di afro-psichedelia che sorregge la voce di una donna di sottofondo che recita qualcosa in catanese. Andando avanti nell’ascolto le movenze in cui ci si imbatte sono varie, oscillano tra il blues mozzafiato di Cola Si Fici Focu, l’ammaliante monotonia di brani ad accordo unico come Ljatura e ancora il tradizionale canto vernacolare di U Fuiuto.  

Chi ascolta e sostiene la musica di Cesare Basile saprà senz’altro che ogni suo disco presenta morali immense e spunti di riflessione notevoli. È un bene che ogni periodo storico abbia il suo cantastorie che pone nero su bianco dinamiche e fattacci che consapevolmente tendiamo a nascondere a noi stessi quando in realtà dovrebbero essere input per aprirci a nuovi orizzonti. La musica è un ottimo modo per sbattere col muso su tali questioni, Basile è un ottimo esempio perché questo possa avvenire.

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